PIERFRANCESCO ZEN

Autore padovano, ha collaborato, in qualità di pubblicista, con la rivista La danza ed ha pubblicato il volume Frammenti di relatività, raccolta di racconti e poesie. A seguito di lusinghieri traguardi a concorsi letterari, che lo hanno visto finalista e vincitore, è presente su raccolte antologiche.

 

Il respiro e la voce delle cose

 
Scale verso

umide cantine

o soffitte polverose,

agevoli sempre

quando portano

a un deposito d’oggetti,

paurose sempre

quando, verso l’alto o il basso,

ma in fondo, in fondo

hanno una porta

e dietro un baule   

dove sedimentano

stantii ricordi.

Nella luce obliqua

del sottotetto ligneo   

vengono profanati

entrambi i sarcofagi

degli arcani fantasmi

e tiranni dell’anima esiliati.

 

Eppure quell’universo di cose,

morte, parla.

Il soldatino di latta

e quello di plastica

si affrontano silenti

in una guerra di generazioni;

la bambola di pezza

invidia il morbido orso di peluche

che mi dormì accanto

assorbendo e custodendo

lacrime e sogni

da lui, solo,   

adesso conosciuti;

il trenino proveniente

da un candido Natale

si è fermato di fronte

al teatrino delle marionette

che la nonna animava;  

spossato il cavaliere

è sceso dal sauro

e dalle gialle pagine narrate

da una voce fuori campo,

da un padre oramai assente

che, come un personaggio del passato,

rivive nelle cose.   

In questo cimitero di emozioni

è tornato il respiro e il vocio

dell’esistenza.    

 

Agli oggetti, rottami del proprio io   

vorrei chiedere scusa

per averli trascurati.

Comprendo mestamente

il senso del possesso

che lega a questa terra,

dell’immortalità l’evocazione   

discendente dalle cose

in parata schierate,

tutte insieme in tutti gli attimi.

Non appena la luce   

dei nostri occhi le sfiora,

bisbigliano un linguaggio lontano,

mormorano un invito

a rallentare a non abbandonare

i nostri umili tesori.   

Chiudo la cassa,

cala il silenzio e la malinconia,   

ma il timore di perdersi

e riscoprire vite primordiali

che volevo non più rammentare  

prevarica l’affetto

per un piccolo mondo antico.

 

 

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