La casa dal pavimento troppo freddo

(II versione)

 

Quanti giochi interrotti,

poi urla,

e tutte le volte che non ebbero tempo,

e quanti giorni da allora,

quanti silenzi,

tante idee e nemmeno una parola,

e sorrisi negati,

sguardi spezzati,

poi sorrisi veri,

occhi

e sogni di vetro,

lasciati nel forno troppo a lungo.

Ed allora si correva a piedi nudi,

sul pavimento troppo freddo

di una casa infinita.

Sentimenti e lacrime

imbrattavano le mani,

come l’impasto di torte

di compleanni dimenticati.

Poi in un angolo oscuro,

piegato, nascosto, ad occhi chiusi,

con sguardo rivolto al futuro.

 

(Luigi Ventriglia, 2 marzo 2007)

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