CONFERENZA "SUBDOLI VOLI"

 

Il 4 aprile 2009 presso l’Hotel Hosianum di Roma si è tenuta la conferenza per la presentazione ufficiale del libro “Subdoli voli”. Sponsor della giornata, Bayer Environmental Science.

 

La manifestazione, moderata da Marco Gisotti, direttore del mensile Modus vivendi, si è aperta con l’intervento del presidente dell’Associazione Pragmata, Monica Palozzi:

 

Buona sera a tutti e benvenuti.

Prima di parlare dell’antologia che ci vede oggi tutti qui riuniti, voglio esprimere a nome personale e da parte dell’Associazione Pragmata un vivo ringraziamento ai relatori che si sono prestati ad intervenire, il dottore Roberto Romi ed il dottore Francesco Maria Fusco. Un ringraziamento al dottore Matteo Riva, in rappresentanza del Dipartimento Ambiente della Bayer, sponsor della serata, e a Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi, che questa sera gentilmente collabora con noi.

“Subdoli voli”. Il perché di questo titolo va da sè, voglio solamente dire che questo concorso di poesia, nato quasi per caso, dato l’argomento, le zanzare, ha superato ogni nostra aspettativa. Vi hanno infatti partecipato circa trecentocinquanta autori da ogni parte d’Italia ed alcuni anche dall’estero.

Noi, come associazione, siamo attivi da appena quattro anni e, fra tante iniziative promosse, quella su cui abbiamo puntato maggiormente è proprio l’organizzazione di concorsi letterari, diversi di volta in volta e che si concludono tutti con la realizzazione di un libro. E ciò con l’intento di promuovere la scrittura e gli autori ma, soprattutto, per stimolare il pubblico alla lettura. A tale fine, il Ministero per i Beni Culturali ci ha incluso nella lista delle realtà culturali attive nella promozione dei libri e della lettura.

Tornando a “Subdoli voli”, voglio ricordare che l’antologia è composta da ben centoventisette poesie di autori diversi. Sono creazioni intuitive ed immediate, spoglie di sovrastrutture culturali, circa il tema trattato con enfasi poetica, capaci di emozionare o divertire. E tuttavia si ravvisa in esse una sorta di nuovo linguaggio di innovazione stilistica e formale nella rappresentazione di teatri quanto mai vari e tuttavia reali ed autentici nel loro svolgersi narrativo.

Si tratta di poesie che hanno il pregio di offrirci una ampia panoramica su quella che può considerarsi la tendenza poetica di questo secolo appena iniziato, il ventunesimo.

Leggendo queste poesie, si riscontra quanto la maggior parte degli autori sia ancora fortemente influenzata dalla poesia del secolo appena trascorso. Ma non solo. Ossia, voglio dire che non si assiste solamente ad esempi che riprendono la poetica da Pascoli ad Alda Merini, ma vi sono diversi autori che si rifanno a forme e temi di poesia ancor precedente. C’è, ad esempio, una poesia di un autore siciliano, Benito Marziano, che, con garbo e capacità, fa il verso ad Angelo Poliziano, e siamo nel ‘400. Poi vi sono, comunque, esempi di poesie espresse come canzoni, sonetti, ballate, odi. Anche le ambientazioni sono delle più varie. In proposito voglio ricordare la poesia di Gianluca Laghi - presente in sala - di ambientazione eroico-cavalleresca, che gioca sul divertente plurimo significare dei termini.

Per l’impatto estetico voglio citare la poesia intitolata “Foresta pluviale” - a giudizio personale molto bella - dove la sonorità e l’incalzare delle parole si sovrappongono alle immagini. Poi vi sono diversi esempi di poesia decadente, dove l’introspezione psicologica e le inquietudini metafisiche portano a riflessioni sul dolore o sulla morte. Poesie di tono intimistico che si rifanno alla memoria dei luoghi e del proprio passato. Bella, in proposito, la poesia crepuscolare di Aurelio Zucchi - anch’egli presente in sala. C’è poi un haiku, scritto a quattro mani, breve come sono gli haiku ma molto sagace ed ironico. Vi sono diversi esempi di poesia dialettale, uno di questi è con la poesia di Rosa Ceci, scritta in romanesco. A questo proposito nei giorni scorsi con l’autrice abbiamo questionato circa l’ortografia di alcuni termini. Come tutti probabilmente sapete, il romanesco tende a troncare le parole. Ad esempio, per dire vieni, si dice vie’. Quindi cosa scegliere per la troncatura, l’apostrofo o l’accento? Autori come il Belli ponevano l’accento, proprio perché le parole romanesche non sarebbero troncate ma formulate così di per sé. Autori più moderni usano l’apostrofo. Noi, editorialmente parlando, abbiamo optato per l’apostrofo, nella convinzione che, comunque, ciò nulla avrebbe aggiunto o tolto alla freschezza della poesia.

Poi vi sono alcune poesie che, per un verso o per un altro, riprendono alcune modalità stilistiche proprie del futurismo, come la composizione geometrica dell’ampiezza dei versi, creando piramidi rovesciate o immagini formali crescenti e decrescenti, oppure giocando con la scelta di caratteri tipografici particolari e le loro diverse combinazioni o per la scelta di toni aspri, quando non addirittura aggressivi.

Volevo inoltre accennare al fatto che l’antologia vede la presenza di alcune poesie scritte da giovanissimi. Si tratta di ragazzi di una quarta elementare della scuola “Carlo Poerio” di Milano, la cui insegnante ha voluto inserire nel loro programma scolastico, come esperienza didattica, la partecipazione ad un concorso letterario. Si tratta di poesie brevi, data l’età degli autori, ma molto delicate e significative e non prive di un certo umorismo.

Vi sono, inoltre, poesie dove gli autori hanno prediletto temi di impegno civile o politico, come quella del professore Italo Magno, poesia che abbiamo posto ad epilogo della raccolta.

Che altro dire? Non resta che leggerlo, questo libro. Ed a voi, Autori, dico: bravi!

 

A seguito si è tenuto il brillante intervento del dottore Roberto Romi, Primo Ricercatore Dip. Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.

Tuttavia, a causa di un contrattempo tecnico occorso durante la manifestazione, si riportano unicamente gli argomenti desunti dalle diapositive proiettate e non l’intervento tenuto dal dottor Romi:

 

Grazie a studi ed opere condotti tra il 1925 ed il 1935 la malaria fu sotto controllo già dal 1945, grazie anche alla diffusione del chinino.

 

Un esercito civile si attivò contro la malaria

Dispersione di insetticidi liquidi sui muri DDT

Nel 1948 solamente dopo un anno dai trattamenti la malaria venne debellata definitivamente. Scienziati di tutto il mondo giunsero in Italia per studiare e comprendere come combattere la malaria. Venne creata una mappa per tracciare la tipologia faunistica delle zanzare in Italia. Il rapporto comprese ben 64 specie di zanzare in Italia.

Tra i paralleli 36 N e 46 N le zanzare di specie continentali trovarono il loro massimo limite meridionale in Italia e alcune nord africane trovarono in essa il loro massimo limite settentrionale.

Tra il 2000 ed il 2007 si sono riscontrati in Italia alcuni casi di febbre Dengue e Chykungunia, con un picco massimo della prima nel 2002 ed un picco per la seconda tra il 2006 e il 2007.

 

I danni arrecati nell’area mediterranea dalla proliferazione degli artropodi sono: fattori ambientali e lo sfruttamento di agricolture intensive, quali le risaie; fattori biologici come l’importazione  e la sedentarizzazione di nuovi fattori; fattori quali l’immigrazione umana, guerre, commercio globale; fattori climatici.

 

Riscaldamento globale e globalizzazione sono causa di trasmissione delle zanzare, come l’importazione degli pneumatici per le aedes albopictus, i viaggi intercontinentali aerei per la malariea e la anopheles aexotica e le piante bromeliacee per la aedes japonicus.

 

Il riscaldamento globale condurrà verso la tropicalizzazione o verso la desertificazione?

Qualora ci si avvierà verso la tropicalizzazione si avrà la presenza di aedes albopictus, qualora ci si avvierà alla desertificazione, giungerà dall’Egitto, dove risiede l’aedes aegypti, la ca albopictus.

 

Si ricorda come in Italia nel 1904 a Livorno si svilupparono casi di febbre gialla dal mese di maggio sino a novembre. E sempre nel 1928 – 1929 in Grecia scoppiò un’epidemia di Dengue e DHF con 20mila casi di persone infettate ed oltre 2000 morti.

 

In passato in Italia la malaria ha rappresentato una delle maggiori infezione ma a cavallo degli anni 1920 -1930 l’epidemia è stata debellata con rapidità.

 

Gli interventi messi a punto sono stati dei più notevoli. Interventi ad opera dell’esercito attraverso la brillatura di cariche esplosive, cianurizzazione delle abitazioni rurali, diffusione di maggiori norme igieniche presso gli allevamenti di bufali, mentre in città quali Parigi si è proceduto con disinfestazioni a base di arsenicato di rame.

 

Tra gli anni 1930 – 1940 una grande opportunità fu data dallo studio dell’entomologia  applicata alla medicina. Nel 1931 – 1935 grazie al supporto finanziario della Fondazione Rockfeller venne costruito l’Istituto di Salute Pubblica (oggi Istituto Superiore di Sanità), con l’unico dipartimento di malariologa. Nel 1935 si devono a Missiroli ed Racket i risultati della più importante e fondamentale ricerca sulla presenza delle anophele in Europa ed in Italia.

 

Linee guida e metodi di controllo.

Coinvolgimento dell’ISS in questi anni di lotta.

1990 – 1991 Primo reperto della specie e dei focolai larvali

1992 Vengono gettate le basi per la rete nazionale di sorveglianza

1991 – 2000 Istituiti 10 corsi di entomologia medica per formare circa 250 medici delle ASL

1993 – 1996 Unico finanziamento specifico per un progetto triennale di sorveglianza e controllo

1995 Primo meeting internazionale sulla presenza in Europa della aedes albopictus

1996 produzione di linee guida per la sorveglianza ed il controllo della presenza della aedes albopicuts.

 

Successivamente il programma non verrà finanziato nuovamente e la presenza di albopictus verrà derubricata come problema ambientale. Ogni intervento assumerà carattere volontario.

 

Le direttive comunitarie per l’utilizzo degli insetticidi porrà al bando in Italia l’utilizzo di precedenti bio-cidi, consentendo l’utilizzo di larvicidi quali il sifenbenzuron (IGR), Piryproxifen (IGR) e bacillus thuringiensis israelensis e miscele di piretroidi di prima generazione, quali tetramethrina, dalla rapida capacità abbattente, senza azione residua e con molecole rotolabili, e di seconda generazione, quali la permethrina, con azione residua e con molecole fotostabili, con additivo sinergizzante, butossido di piperonile.

 

La febbre chikungunya può considerarsi una epidemia attesa.

 

Nel 1996 le linee guida per la sorveglianza in Italia e il controllo della zanzara tigre.

Nel 2001 Aedes albopictus in Italia: un problema sottovalutato

Nel 2002 Difusione in Italia di aedes albopictus e analisi del rischio sanitario

Nel 2004 culicidi indigeni e d’importazione quali potenziali vettori di agenti patogeni in Italia

 

Punto della situazione in Italia:

distribuzione di aedes albopictus (zanzara tigre) in tutta Italia con eccezione delle province di Cuneo, Benevento, Avellino, Isernia, Rieti, Sicilia occidentale e Sardegna con eccezione della provincia di Cagliari. Nella zona del ravennate si riscontra la presenza della chikinguanya.

 

Cosa non si è fatto:

nessuna iniziativa per impedirne nuovi ingressi. Si è tenuto conto della sola attività ecoparassitaria. Il problema è stato considerato di competenza ambientale e non sanitario. La responsabilità del controllo si è demandata agli Enti Locali, spesso impreparati. Nessun finanziamento statale è stato disposto per il coordinamento delle attività di sorveglianza.

 

Gli interventi dell’ISS:

Le due principali ditte di importazione di pneumatici riciclati che ne importavano i copertoni dagli Stati Uniti si trovavano a Padova e Bologna e da queste città venivano smistati verso tutta Italia.

 

Cosa si è appreso:

fasi delle colonizzazioni, rapido adattamento, fattori favorenti, insediamento, densità e comportamento anomalo, strategie di sopravvivenza, monitoraggio e controllo.

 

L’evento:

era possibile eradicare il focolaio solo con la scoperta precoce ed interventi immediati in condizioni ambientali climaticamente sfavorevoli, purtroppo quando la gente comincia ad avvertire il problema, questo è già presente.

 

Presente e futuro:

La dinamica stagionale delle aedes albopictus in Italia vede la schiusa della uova e la presenza dall’equinozio di primavera a quello d’autunno con un picco nei mesi estivi.

 

Come si pone l’ISS:

monitoraggio invernale. Fattori quali la pioggia nei mesi estivi favoriscono l’insediamento, cos come la tipologia edilizia, infatti esse giungono anche a piani alti, pungono di notte, trovati focolai larvali anche all’interno degli edifici.

 

Conclusione:

Il riscaldamento globale potrebbe influire sulla diffusione degli artropodi.

 

Agosto 2007 una zanzara di origine esotica ha dato luogo ad un focolaio epidemico di una malattia dovuta a un virus esotico all’altro capo del mondo rispetto all’area originale di endemia di due soggetti.

 

Riscaldamento Globale (+ 0,2 C° in 10 anni)

Gli artropodi sono eterotermi

-         Ampliamento dell’area di distribuzione del vettore indigeno

-         Importazione e adattamento nuovi vettori

-         Riduzione di durata del ciclo di sviluppo del vettore indigeno

-         Importazione e adattamento di nuovi agenti patogeni

-         Riduzione dei tempi di riproduzione del patogeno nel vettore

-         Allungamento della stagione favorevole alla trasmissione

 

Fine estate 2007 (fine agosto – settembre) a Cervia e Ravenna circa 160 casi di febbre chikungunya

 

ARBO – Artopod Bornavirus

Ae Albopictus

Ae Aegyti

Cx Pipiens

 

Febbre gialla (vaccine)

Dengue (antroponosi)

Chikungunya

West Nile (zoonosi)

Rift Valley

 

In Italia ogni anno sono in aumento casi di Dengue e Chikungunya

 

L’elevata attività di molte popolazioni di ae albopictus amplifica i comportamenti anomali

 

Atteso:                                                                               Confermato:

attività diurna                                                                   attività anche notturna

esofagia                                                                             endofagia

esofilia                                                                               endofilia

diapausa invernale                                                            focolai larvali indoor

8 mesi di attività animale                                                 attività ininterrotta anche in inverno

 

Strategia di sopravvivenza:

Le femmine non depongono mai le uova tutte nello stesso focolaio. Le femmine attive d’inverno depongono comunque uova invernali. Anche una parte delle uova estive non schiude al primo shock.

 

Focolai larvai di ae. Albopictus in ambiente di foresta e rurale e in ambienti antropizzati (tronchi d’albero, foglie, nidi, ecc. – Fusti, chiusini delle fogne, secchi, vasi, copertoni.

 

In Italia l’entomologia medica è una disciplina negletta

Peso sul SSN

Leshmaniosi, lingua blu, shock da sinutidi, West Nile

Tubercolosi, malattie del sangue, cancro, malattie cardiovascolari, sindromi neurologiche.

 

I culicidi: cenni sulla biologia delle zanzare

Aspetti sanitari: rischi legati al potenziale ruolo di vettori di agenti patogeni.

 

Le zanzare sono ditteri, appartenenti alla famiglia culicidae. Le femmine sono ematofaghe, ovvero hanno bisogno di assumere un pasto di sangue per poter maturare le uova e riprodursi.

Se ne conoscono oltre 3000 specie, suddivise in 30 generi. Circa i ¾ delle specie vivono in aree tropicali e sub-tropicali.

 

Alcune specie sono potenziali vettori di:

Arbovirus (febbre gialla, dengue, WNV, ecc.)

Protozoi (plasmodi della malaria)

Elmini (filarie)

 

In Italia sono endemiche filarie del cane, accidentalmente trasmissibili all’uomo (dirofilaria)

Specie comuni che si sviluppano in aree densamente popolate ed in campeggi e villaggi turistici:

An. Maculipennis

Ae vexans

Cx. Molestus

Oc. Caspius

Oc, detritus

Oc. Mariae

Oc. Zammitii

 

I culicidi di interesse sanitario in Italia sono:

 

An. Labranchiae

An Sacharovi

An. Superpictus

Portatrici di Plasmodium vivax e dirofilaria Spp

 

Ae. Albopictus

Ae. Vexans

Oc. Caspius

Oc.detritus

Cx. Pipiens

cx.molestus

Portatrici di west nile Virus e dirofilaria spp.

 

Le specie più comuni nelle aree densamente popolate e rinvenibili presso fontane o vasche ornamentali, focolai dovuti al non corretto smaltimento di acque piovane o reflue. Ambienti ipogei e contenitori di varia natura:

Ae. Albopictus

cx. pipiens

cx hortensis

Au. Claviger

Culiseta annulata

Culiseta longiareolata

 

Nelle cavità degli alberi è possibile trovare:

Ae. Peniculatus

Ochlerotatus berlandi

Ochlerotatus pulchritaesis

Anopheles plumbeus

Ortpodeonyia pulchipalpos

 

La conferenza ha seguitato sul tema con l’intervento divulgativo del dottor Francesco Maria Fusco, medico presso l'Istituto Nazionale Malattie Infettive IRCCS L. Spallanzani e European Network for Highly Infectious Desases Coordinator:

 

Allora, sicuramente parliamo degli animali più pericolosi di questo mondo, parliamo in generale di artropodi. Fra tutti gli animali gli artropodi sono sicuramente quelli che hanno maggior interesse sanitario. Ci sono anche artropodi di interesse non sanitario – subito dichiaro che questa battuta l’ho rubata al dott. Romi – tipo l’astice, che però è di interesse culinario, e quindi, non farà parte della nostra discussione, anche se a malincuore. Di interesse sanitario sono essenzialmente gli acari e i ditteri, degli insetti fanno parte i ditteri, quindi i culicidi, quindi le zanzare. Perché hanno un interesse sanitario? Perché prima di tutto perchè rompono le scatole, pungendo e causando delle piccole reazioni locali che causano il ponfo. Poi perché possono diffondere alcune malattie, fungendo sia da veicolo, trasportandole, soprattutto le mosche che trasportano microorganismi da una parte all’altra, sia da vettori. E questa è la loro maggiore dannosità, quella di avere un ruolo nel ciclo di vita del patogeno e fungere da vettori di trasmissione di malattie. E proprio questa loro attività è quella che ha maggiore impatto sulla salute globale.

Come è stato già detto, le zanzare sono ematofaghe, cioè hanno bisogno di un pasto di sangue per favorire la maturazione delle uova. Visto che io sono napoletano e che in generale noi per i rapporti delle mamme con i figli abbiamo un trattamento speciale, tendente al buon cuore, in questa loro funzione io le rispetto. Come ha già detto prima il dottore Romi, di esse vi sono tremila specie, in Italia ci sono circa sessantaquattro specie. E perché sono gli animali più pericolosi del mondo? Perché - parliamo a livello globale - trasmettono la malaria che causa trecentocinquanta milioni di casi all’anno e circa un milione e mezzo di morti. Che, facendo i conti, sono circa duecento morti all’ora, cioè da quando abbiamo cominciato a parlare, nel mondo sono morte duecento persone per malaria. Di queste duecento persone centottanta erano bambini al di sotto di due anni, che non ci sono più da quando abbiamo iniziato a parlare. La dengue fa cinquanta milioni di casi ogni anno e circa dodicimila morti, la febbre gialla fa circa trentamila morti all’anno, la febbre chikungunya, da quando è riemersa negli ultimi anni, ha fatto vari milioni di casi, fortunatamente con pochi morti. La rift valley mette a terra le economie del terzo mondo, perché colpisce uomini e animali, la febbre west nile causa, da quando si è introdotta negli Stati Uniti, migliaia di casi ogni anno, anche in un paese evoluto come appunto gli Stati Uniti. Ci sono altre infezioni a minore impatto, ci sono la febbre giapponese, l’encefalite equina, c’è la febbre di Saint Louis, però bastano quelle elencate in precedenza per rendere le zanzare gli animali più pericolosi del mondo. In Italia sono diffuse nei centri urbani più o meno queste specie, però, come abbiamo detto, quelle di interesse sanitario sono relativamente poche. Lo abbiamo detto prima, esse si concentrano nelle fontane e soprattutto nei contenitori di varia natura che non vengono svuotati,  vasi di fiori, recipienti di plastica che vengono abbandonati, ruote. Le ruote sono fantastiche, perché le ruote raccolgono l’acqua, inoltre, essendo nere e di plastica, la riscaldano pure. Costituiscono il posto migliore per la deposizione delle uova. Che malattie trasmettono in Italia? L’Italia è endemica solo per una malattie trasmessa da zanzare. Si dice malattia endemica quando essa è ben stabilizzata in un luogo. Praticamente le zanzare in Italia trasmettono solo una malattia, quali le infezioni da dirofilaria immitis e repens, sono due filarie, cioè due microorganismi che normalmente colpiscono cani e gatti, ed altri animali. Qualche volta capita che la zanzara si sbagli e, invece di pungere cani e gatti, punga l’uomo. Considerando che nell’uomo la filaria non raggiunge mai lo stadio adulto, praticamente abbiamo delle lesioni sottocutanee anche gravi, oppure può capitare che la puntura porti ad una polmonite eosinofila. Non è nulla di grave, non è mai morto nessuno. Ogni anno in Italia viene descritto qualche caso, si stima che vi siano una quindicina di casi umani, non di più, quindi stiamo parlando di una malattia del tutto trascurabile.

Però intanto sta cambiando qualcosa. Negli ultimi anni nel mondo stanno cambiando molte malattie, stiamo vedendo negli ultimi anni molte malattie emergenti e la sars, l’influenza aviaria… questo solo per dirvi quelle che hanno avuto maggior impatto emotivo e maggior impatto mediatico e soprattutto le malattie trasmesse da vettori stanno avendo sempre maggior peso. Quella che vedete qui è la percentuale, in bianco, che hanno le malattie trasmesse da vettori tra le malattie emergenti. Come vedete questo bianco tende ad aumentare negli anni, cioè la percentuale tra le malattie emergenti di quelle trasmesse dai vettori, che comprendono zanzare e altri, tende ad aumentare. E tende ad aumentare perché i fattori che contribuiscono allo sviluppo delle malattie possono contribuire soprattutto allo sviluppo delle malattie trasmesse dal vettore. Quali sono questi fattori? Ho sottolineato in rosso quelli più importanti. L’aumento dei viaggi. Possiamo andare da un luogo all’altro della terra in meno di ventiquattro ore. Cosa significa? Che quelle malattie, che una volta non potevamo trasmettere perchè il tempo di incubazione era lungo meno del viaggio, oggi le possiamo trasmettere tranquillamente. Puoi prendere, paradossalmente, non è mai successo in Europa, un’infezione da febbre ebola, che ha quattro-cinque giorni di incubazione. La puoi prendere in Angola ed il giorno dopo essere a Londra, senza sapere assolutamente che stai incubando una febbre emorragica. E non è una malattia trasmessa dalle zanzare, ma resta una malattia molto grave!!

Le modificazioni ambientali influiscono molto sul rapporto fra l’uomo e le zanzare, perché la riduzione della biodiversità, e la antropizzazione dei luoghi modifica i rapporti ecologici consolidati. Il fatto che l’uomo raggiunga luoghi un tempo difficilmente raggiungibili fa sì che essi entrino in contatto con specie di zanzare e più in generale di specie di animali con cui prima non era in contatto e idem i cambiamenti climatici. Se in qualche modo aumenta la temperatura, e la temperatura sta aumentando, su questo siamo d’accordo tutti, le zanzare vivono di più, si riproducono di più. Spesso riescono a sopravvivere all’inverno, quando prima non succedeva – io sto generalizzando, perché poi ci sono anche degli aspetti sfavorevoli alle zanzare dovuti all’aumento della temperatura… - e posso aggiungere ambienti più alti. Non dimentichiamoci che esiste un’altitudine massima a cui le zanzare possono vivere, perché più sopra fa freddo. Se noi abbiamo un innalzamento della temperatura, non aumenta l’areale geografico ma aumenta ll’altitudine a cui possono vivere bene. E importante è il danneggiamento forte delle strutture di sanità pubblica. Se un paese del terzo mondo deve in qualche modo fronteggiare l’HIV, e di questo ne è colpito il 40% della popolazione, come succede nell’Africa nera, ma volete che abbia soldi per fare la lotta alla malaria? Non ce li ha. Non ha soldi per fare la lotta alla zanzara. Quindi, di conseguenza, la povertà e in qualche modo il deterioramento della salute mondiale favoriscono la non possibilità di sviluppare delle politiche contro di esse. Questo per dirvi, queste sono le popolazioni del mondo in miliardi e questo rappresenta i giorni che occorrono per circumnavigare il globo dal 1850 ad oggi. Quindi adesso il globo si circumnaviga in un giorno. E questo è per darvi un’immagine dinamica di come tutte queste realtà collegate interagiscano tra di loro e tutte interagiscano con le malattie trasmesse dal vettore. Parliamo in Italia. In Italia arriva la zanzara tigre, arriva la aedes albopictus, queste sono le aree in verde in cui era presente prima del 1980 ed in rosso le aree dove si è introdotta dopo il 1980. E come vedete c’è anche l’area mediterranea, che comprende l’Italia. Perlopiù da noi è stata introdotta a causa di pneumatici usati importati dal nord America. Questa è la distribuzione di circa due anni fa della distribuzione della aedes albopictus in Italia ed in sud Europa. Che succede? Succede che un bel po’ di persone, quando esce questa febbre Chikungunya che colpisce le popolazioni delle isole dell’Oceano Indiano, dice “guardate che potrebbe giungere anche in Italia, potremmo avere dei casi non solo dei casi importati, ma anche dei casi autoctoni”, lo dice il dottore Romi in questo articolo su Emerging Infectious Diseases del 2007, lo dico io con altre persone in un altro articolo nel 2006, e, puntualmente, succede. No, non è che portiamo male!! Poteva accadere ed è accaduto. In provincia di Ravenna nel 2007 si comincia ad avere un supplemento di casi di febbre e dolori muscolari. Inizialmente non si capisce cosa sia, si pensa semplicemente ad una febbre causata da flebotomi, e intanto comincia ad arrivare la diagnosi: si tratta di virus chikungunya. Questo è un virus che dà febbre e atralgie soprattutto, non è mortale, ma può risultare un fattore contribuente alla mortalità in pazienti deboli. In Italia abbiamo avuto solamente un caso, si tratta di una persona di oltre novanta anni, che purtroppo è morto a seguito dell’epidemia ma che, magari, è anche contento, perché dopo oltre tre anni stiamo parlando ancora di lui. Questo era uno che aveva novantatre anni, aveva il diabete, cardiopatie… insomma aveva novantatre anni… Questo è il grafico della nostra epidemia, apparsa in luglio 2007 e nel settembre successivo è stata controllata, ed è un perfetto esempio per la valutazione dell’influenza della globalizzazione sulle malattie infettive, perché abbiamo una zanzara che viene dall’Asia, la aedes albopictus,  ma che è arrivata in Europa attraverso l’importazione di pneumatici che provenivano dal nord America, dove precedentemente era stata introdotta attraverso altri viaggi. Intanto un virus chikungunya, virus africano, è arrivato in Italia introdotto da un immigrato che tornava dall’India, dall’Asia, dove intanto il virus era entrato attraverso altri immigrati. Tutto questo dà 247 casi di chikungunya in Emilia Romagna. Quando si dice che il battito d’ali di una libellula in Indonesia causa la tempesta in Italia è vero. Perché tutto è collegato. Nessun luogo è un’isola. Adesso abbiamo alcuni casi di malaria autoctona in Europa, l’ultimo caso è stato in Corsica nel 2006, un caso in Spagna, uno in Italia nel ’96 in provincia di Grosseto. Altri casi sono stati sospettati ma non confermati. Questa è la presenza di zanzare portatrici di malaria nella Camargue, la Camargue è una regione meridionale francese, in prossimità di Marsiglia, praticamente dietro casa nostra. Ed hanno un bella quantità di anopheles. La febbre West Nile è una malattia che nell’ottanta per cento dei casi è asintomatica, nel venti per cento causa una febbre e nel dieci per cento del venti per cento, cioè nel due per cento, causa meningite molto grave che, a sua volta, può essere mortale nel cinquanta per cento dei casi. Insomma, facendo i conti, una persona muore ogni cinquecento. E non è ancora troppo grave… Nel 2008 abbiamo due casi di West Nile tra gli equini in Italia abbiamo anche tre casi di infezione West Nile negli umani. E attraverso delle sorveglianze, per vedere se erano stati esposti al virus, tra gli operatori che lavorano con gli equini abbiamo trovato varie persone che risultavano positive al virus.

Negli Stati Uniti vediamo che per la prima volta nel 1999 viene introdotto il west nile e nel 2000 abbiamo avuto una piccola epidemia di encefalite da virus nei pressi di New York. Nel 2001 attraverso movimenti e viaggi incomincia a colpire anche in Florida, nel 2002 arriva a Buffalo. Il west nile ha fatto lo stesso percorso verso il far west che già fu dei pionieri trecento anni fa. Questo è il quadro del 2003 e questo è del 2004, vedete che comincia a calmarsi un po’ ma la malattia ha già raggiunto le coste occidentali. 2005, 2006 si estende al resto. Questo perché questa malattia ha come punto di conservazione, come serbatoio, ovvero il luogo dove stare tranquilla, gli uccelli. Negli Stati Uniti gli uccelli ci sono e la malattia è arrivata e ci si è trovata anche bene, spostandosi pian piano verso ovest. Quindi, per concludere, di cosa c’è bisogno affinché una malattia diventi endemica, cioè si stabilizzi in un posto? C’è bisogno di adeguate quantità di microorganismi, ovvero deve arrivare un certo numero di virus. Ci devono essere un certo numero di vettori competenti, ovvero ci deve essere una buona quantità di zanzare e qui, in Italia, ce le abbiamo. Ci deve essere un certo numero di soggetti suscettibili, cioè di persone che non hanno le immunità verso la malattia e c’è anche questo. Ci deve essere un serbatoio, cioè un luogo dove i microorganismi possano adeguatamente conservarsi e quello, fortunatamente, non ce lo abbiamo, o almeno lo abbiamo solo per alcune malattie e non per altre. Sicuramente ce lo abbiamo per il west nile. Perché il west nile passa benissimo attraverso i passeracei e noi di quelli non manchiamo. Però, ad esempio, non ce l’abbiamo per la dengue, per la febbre gialla, che richiedono la presenza di scimmie o di altri mammiferi come serbatoi. E poi le condizioni ambientali giuste, che non sono solamente la temperatura, anche tutta una serie di altri fattori e questo è molto controverso. Perché? Perché per alcune malattie il clima si addice, per altre no. Ma soprattutto non si tratta solo di una questione di temperatura. Faccio un esempio: hanno condotto uno studio, non ricordo se sulla febbre gialla o la dengue, tra gli Stati Uniti ed il Messico tra due città poste proprio sul confine e che distavano tra loro di soli dieci chilometri. Per cui le condizioni ambientali, umidità, temperatura, ecc. erano praticamente le stesse. È risultato che i messicani avevano il triplo degli anticorpi - mi pare fosse proprio la dengue - presenti sugli americani. Perché? Perché gli americani avevano l’aria condizionata, avevano magari l’abitudine a vestirsi in maniera più coprente, avevano più mezzi economici da spendere in protezioni. Pertanto il fattore ambientale non è solo quanto piove o che temperatura fa, ma anche le capacità che ha uno stato o le singole persone per rispondere a queste cose.

Quindi, facendo un riassunto - e premetto che questa tabella riflette le opinioni del dottore Fusco e non dello Spallanzani o di chiunque altro - per i nuovi casi autoctoni dico che è molto probabile che avremo nuovi casi autoctoni di chikungunya e di west nile, come è possibile che avremo altri casi di malaria, di rift valley, di dengue, di febbre gialla. Nuove epidemie, cioè nuove epidemie che si possono sviluppare in Italia, come è accaduto con la chikungunya, ed è possibile che possa accadere ancora con la chikungunya ed il west nile, mentre è meno probabile con le altre malattie. L’endemicità che una malattia si sistemi stabilmente in Italia è possibile solo per il west nile, perché abbiamo un adeguato serbatoio, mentre, invece, per tutte quante le altre è molto improbabile, se non addirittura impossibile, perché per esse non abbiamo serbatoi adeguati, sì ci sono dei roditori ma poi bisognerebbe entrare in contatto con i roditori, per cui è una cosa molto complicata e possiamo stare tranquilli.

Quindi voglio ricordare questo: quando ci punge una zanzara ci dobbiamo preoccupare? Sicuramente no. Perché le probabilità che noi possiamo contrarre una malattia seria, grave, con la puntura di una zanzara sono assolutamente infinitesimali.

Quando qualche giorno dopo che una zanzara ci ha morso ancora sulla stessa zona di pelle ci dobbiamo preoccupare? Assolutamente no, perché nel novantanove virgola nove periodico per cento dei casi si tratta di una assoluta casualità, però, come abbiamo visto, tre casi di west nile li abbiamo avuti, qualche caso di malaria l’abbiamo avuto, qualche caso di chikungunya l’abbiamo avuto, quindi non dovete pensare voi a questo, ci devono pensare i medici che una vaga possibilità che voi foste il primo caso, non ve lo auguro, che abbiate una malattia emergente è ancora possibile, è altamente improbabile ma possibile. Quando un ricercatore sulle malattie emergenti apre un barattolo, immettendo un po’ di zanzare nell’ambiente chiuso, ci dobbiamo preoccupare, secondo voi? Dipende dal ricercatore e dipende dalle zanzare. L’ambiente è abbastanza piccolo e certamente avrete notato che nel barattolo non c’era nulla. Questo è una roba che ha fatto Bill Gates e l’ha fatto ad un incontro della Organizzazione Mondiale della Sanità e l’ha fatto presentandosi alla lavagna, dicendo: “perché voi che siete americani non avete la malaria e gli africani la devono avere?”

Poi ha aperto il barattolo liberando le anopheles che, comunque, non avevano il parassita.

Grazie a tutti.

 

A seguito il saluto da parte del dottore Matteo Riva, in rappresentanza dello Sponsor della manifestazione, Bayer Environmental Science:

 

Sì, sarò molto breve, io, non porto nessuna relazione, però vorrei precisare che abbiamo voluto partecipare alla realizzazione di questa manifestazione, in quanto ci noi occupiamo di scienze ambientali e quindi ci occupiamo del controllo delle zanzare ma anche di altri insetti, come acari, scarafaggi, mosche, che tutti odiamo. È stato molto interessante - credo anche per voi platea - ciò che hanno detto il dottor Romi ed il dottor Fusco. Credo che dai tempi del DDT - l’abbiamo ascoltato prima - sia passato molto tempo e che oggi, grazie alla ricerca ed allo sviluppo, stiamo cercando di portare avanti il lodevole compito di sviluppare metodi più sicuri e meno impattanti per l’ambiente. Questo è l’obiettivo della Bayer ma anche di altre aziende che investono nella ricerca e nello sviluppo e, ripeto, adesso la zanzara è per noi, più che altro, un fastidio ma, nel malaugurato caso che - come ci ha fatto vedere il dott. Fusco – divenga un problema sanitario, bisogna farci trovare pronti e pronti non vuol dire solamente le aziende con i mezzi chimici o con i mezzi tecnici, ma anche le persone con la prevenzione. Non dimentichiamo che tutti noi possiamo fare una prevenzione, in quanto abbiamo visto che le zanzare si sviluppano soprattutto all’interno di acqua stagnante e pensiamo tutti noi a casa quanti sottovasi abbiamo, quanti vasi e pensiamo a quando lasciamo un secchio pieno d’acqua. Quelli sono focolai di sviluppo per le zanzare. Quindi sono articoli atti a far ricordare al singolo cittadino di cosa può individualmente fare per il controllo delle zanzare ed ovviamente poi non dimenticando la prevenzione anche per tutti quegli altri insetti che possono poi essere di fastidio.

Io vi lascio ora alla parte della lettura delle poesie che, ritengo, sia il momento clue della manifestazione per voi tutti. Ringrazio l’associazione Pragmata per l’invito e ringrazio tutti loro che mi hanno prestato attenzione. Buona serata a tutti.

 

Dopo il coffe-break, in attesa di procedere con la lettura delle poesie, il dottor Romi si è prestato a rispondere alle domande ed ai quesiti che il pubblico gli ha posto sull’argomento zanzare. Quindi la manifestazione è ripresa con l’interpretazione delle poesie da parte degli autori presenti in sala. Negli intervalli della lettura delle varie poesie i relatori sono intervenuti con osservazioni di pertinenza alla manifestazione. L’attestato di benemerenza per la partecipazione al concorso di poesia “Subdoli voli” è stato consegnato agli autori dal presidente dell’associazione Pragmata al termine della lettura di ogni poesia.

 

 

Francesca Targa

La zanzara dispettosa!

 

Piccola, magra e bruttina,

a volte invisibile e leggera

ormai ti si vede di sera e di mattina

a cominciare dalla primavera!

 

Tutta l’estate ti fai detestare

entri dovunque, qualunque fessura:

in città, sui monti o in riva al mare

rovini le gioie di villeggiatura!

 

Rumorosa e beffarda,

da palude, o sottovaso,

mi costringi a ora tarda

a guardare su col naso!

 

Sul soffitto, dietro il letto,

con ciabatta pronta in mano,

ma ti manco e per dispetto

mi ti apposto sul divano.

 

Voli piano questo è vero,

ma al momento della presa

non so per quale mistero

esci indenne dall’impresa!

 

E impazzisco nell’attesa

vorrei andarmene a dormire…

Non ti vedo, ti sei arresa?

Mi vuoi pungere e ferire?

 

Non esistono pomate,

candeline, o zampironi

che nelle sere d’estate

ce ne liberino i balconi!

 

Ora c’è pure la Tigre

una specie innovativa

fa sembrare le altre pigre

è più veloce e più cattiva.

 

Ma da furbo predatore

col cervello sopraffino,

ho chiamato un domatore

da tener sul comodino!

 

Or la notte non ti sento,

ti ho fregata vecchia mia

anche se…. ecco… lo ammetto

Quella frusta è un agonia!

 

Maria Vittoria Somigliana

(non presente in sala ha delegato alla lettura un’amica)

Sarò sincera

 

Dolce caldo

salato

scivola giù

il sangue bevuto

nettare ambrato

perdo il controllo

mi lascio andare

lo so che rischio

di farmi schiacciare

in tutta fretta

mi devo sbrigare

e poi ronzando

volare via

sbronza di vita

e di energia

sarò sincera

lo riconosco

senza di te viver non posso.

 

 

 

Aurelio Zucchi

Le odiose zanzare

 

Quanta lacrima ha riempito

lo stagno che volevamo prato

per costruire la casa degli uomini,

tutti riuniti intorno a un tavolo!

 

Quali bufere si sono abbattute

intorno a quello stesso punto,

centro perfetto d’anime gemelle

che avevamo noi immaginato?

 

Passando ora da quelle parti

si vedono le odiose zanzare

che tutte banchettano il sangue

di buone volontà sacrificate.

 

Domani, qualcuno ci dirà,

si troverà un sito diverso,

raduneremo, come già fatto,

quante più teste coraggiose.

 

Intanto le distanze si riducono

tra i cuori distratti dal resto

e le odiose zanzare di sempre

se ne stanno là, in agguato.

 

 

Elena Ridolfi

 Sapore amaro

 

…sul letto distesa…

si avvicina su di te… si poggia

ti assapora..

gelosa la guardo…

assaggerà un po’ di noi…

dovrei cacciarla..

quando sarà lontana

lei avrà lasciato le sue unghie

su di te..

quando sarà lontana

avrà un po’ di te per sempre..

la penserai ancora

..sarà così anche per me…

nel mio volo porterò via

un po’ di noi..

e nel dolore leggero..

tu spero mi penserai ancora..

 

 

Alessandra Ferrari

Voli notturni

 

Volteggia leggiadra

dopo che nell’acqua si è posata…

Sulle pareti, tende

e sotto gli arredi

si nasconde

e poi nel silenzio

il suo ronzio diffonde…

Di notte non riposa

e la sua presenza continua

e rumorosa

è per ogni essere vivente

dolente e fastidiosa…

 

 

Gian Luca Laghi

 Disfatta cavalleresca

 

Veglia d’arme e di preghiere

per lo prode cavaliere,

come lui resto in attesa

di gettarmi nell’impresa.

Tutta notte la trascorro

mascherata come Zorro,

in agguato dietro a un muro.

Con il mio mantello scuro,

col cappello e con la benda,

io mi sento già leggenda

quando impenno il mio ronzino

e da lesto spadaccino

traccio al volo l’iniziale

la mia zzz-zeta proverbiale.

 

Dico a tutti, voi signori,

siate fanti o imperatori,

che non pongo distinzione

lingua, sesso o religione.

Faccio scempio di cristiani

mille-piedi ed otto-mani

di notabili e plebei

musulmani, turchi o ebrei.

Dico a voi, e del Papa-taccio

– qualche bolla anch’io la faccio! –

non son guelfa o ghibellina

e se l’ape è una regina

non le invidio niente in più

tranne, forse... il sangue blu.

 

Quindi parto lancia in resta

zampe in spalla e giù la testa.

Col nemico ora combatto,

lo sorprendo, di soppiatto,

ma lui sferra un manrovescio

 

che mi prende di sghimbescio.

A quel colpo non ho scampo,

contro il muro ora mi stampo.

Senza neanche una puntura

qui finisce l’avventura

di un’indomita zanzara.

Uno squillo di fanfara

suona adesso in ritirata.

Cado a terra spiaccicata.

 

 

Stefania Ronzitti

 Piccoli ladri

 

Che differenza c’è tra me e te,

piccolo essere infido e goloso?

 

E’ notte quando con un ronzio ti insinui

tra un sogno e l’altro

del tenero bambino o del maturo signore.

Forse vorresti far piano e non disturbar nessuno,

ma il rumor di lenzuola fruscianti

confonde il tuo pensiero  intento

e senza  farlo apposta,

l’aguzzo pungiglione nel collo infili dentro.

 

Anch’io son così.

M’avvicino piano

e di soppiatto, allungo la mano.

Non faccio male a nessuno,

solo mi aiuto un poco,

quel tanto che basta

a render la vita un poco più giusta.

 

Giri e rigiri, disegni bei voli,

senza studio né schema.

Lo scopo è arrivare e una cosa ti guida:

l’odore allettante

di un uomo peloso o di un dolce lattante.

 

Anch’io son così.

Se vedo lontano una ricca signora

col passo tranquillo, la borsa a tracolla,

fermarsi annoiata a guardar le vetrine,

io penso:

“Ma ti par giusto che quella,

così grassa e satolla,

non sappia che farci dell’inutil fortuna?

 

Dio da lassù di certo sbagliò

e le dosi dei beni non eque forgiò!”

Efficace e veloce mi accosto furtivo ed entro in negozio.

Mi appiattisco, mi schiaccio, mi faccio un’alice,

riesco a passare tra uno specchio e una porta,

rasento il suo corpo con aria distratta.

“Che fa?” lei mi dice,

“No, non è nulla, questo posto è un po’ stretto!”

e nella borsa la mano veloce le metto.

Mi allontano più allegro e con la tasca pesante.

La bilancia così non è meno pendente?

 

Io e te siamo uguali,

e qualcosa rubiamo,

del sangue, denaro, del sonno, orologi.

Ma in fondo restiamo dei piccoli ladri.

 

Non vogliateci male e siate clementi.

E se un giorno per caso doveste scoprirci,

fermatevi un attimo a farvi un esame:

avete bisogno di quel che prendiamo?

Non vale la pena la guardia chiamare,

né tanto meno un colpo menare!

 

 

Assunta Di Cintio

 Foresta pluviale

 

Diluvio

Turbine

Che spazzan via

Tutte le ragnatele dai grovigli

Dei rami

Pioggia che dota di gemme

Le foglie

Tuono

Timpano della sinfonia

Melodia ritmica

Di tribali richieste

Vapori d’afosi

Astanti

Tolgono la visione

Di catarrosi

Legni

Carboni lievi

E fradici di lacrime

Come i miei capelli

M’illanguidiscono e piango

Finchè un riso di sole

L’asciuga

Eterna estate

Estasi di zanzare!!

 

 

Stefania Raschillà

 Per amore

 

Guarda il mio corpo, gli arti affusolati

non sono forse degni di lode

come le lunghe ali della libellula

e le ali variopinte della farfalla? Anch’io

sono una creatura,

anch’io ho bisogno

d’amore.

Ma sono

madre, dispensatrice

di vita;

a una legge m’inchino ch’è più forte

di te e me.

È il tuo sangue linfa e nutrimento

per i miei

piccolini.

Ed è per questo

- per amore, solo – che mi piego

ad esser detestata ed a finire

quasi sempre schiacciata contro un muro.

 

 

Morena Paolini

 La zanzara “tigre”  (filastrocca)

 

Concertino di rospi e di rane,

che’  la pioggia finita da un’ora,

dopo l’afa del giorno ristora,

sia la mucca che l’asino e il cane.

Aria umida dal pergolato

con l’inganno stasera richiama,

la cicala soprano di fama

e la tigre col manto rigato,

che gorgheggia quel suo “Mi bemolle”

e…………………….mi lascia coperta di bolle!

 

 

Agnese Monaco

 ZaNzArE cRiMiNaLi

 

ZzZzZ è Notte,

sanguinolente zanzare,

osservano sulla soma le prossime lotte,

ed io, tento difesa sotto le coperte care,

ma senza vittoria,

prosegue questa triste storia.

 

Astute d’efficaci salassi,

con subdoli inganni,

provate a vivere nascondendovi in massi,

trasformando il mio corpo in lebbrose tele, da anni,

quando le mie stanche membra,

son cullate da Morfeo nell’ombra.

 

Fastidioso ronzio,

voi con legali crimini,

per sopravvivere con ozio,

sentite  pulsare il sangue degli uomini,

e per la preda non v’è scampo,

quando affondate l’ago in un lampo.

 

Alcune volte colte in flagrante,

vendichiamo il corpo,

schiacciandovi e la vittoria è eccitante,

esultando col capo,

ma, la pelle è sporca di precedenti

prelievi pendenti.

 

Terribili pruriti,

angosciano l’alba del domani,

mentre tento con scaramantici riti,

di terminar grattando con le mani,

l’atroce fastidio ,

come castigo sopraffino.

 

Natura misteriosa ,

ti osservo nel tuo strano disegno,

biologico, ove la zanzara osa

lasciando l’orribile segno,

ma, mentre  al suo scopo penso,

non riesco a capirne il senso.

ZzZzZ  è Giorno.

 

 

Sara Cioni

 Diversi

 

Conoscete la zanzara Ida

a cui piaceva l’insetticida?

Ci inzuppava i biscotti a colazione

col ghiaccio, poi, era la sua passione!

In tutti i modi le altre zanzare

cercavano di farla ragionare:

«Se continui così morirai in fretta!»,

ma lei rideva e non gli dava retta.

Finché un giorno in cui aveva il raffreddore

le sembrò di sentire un buon odore,

succhiò affamata una poltiglia scura…

Veleno? Ahimè, passato di verdura.

Sputacchiò dappertutto inorridita

ma ormai era tardi e ci restò stecchita.

Quel simpatico insetto temerario

che aveva lo stomaco al contrario!

 

 

Giuseppe Ventura

 Notte di passione

 

Disteso sul mio letto, al buio, sveglio,

sognando una nottata di passione,

pensavo che sarebbe stato meglio

chiudere la finestra del balcone.

 

Lei invece si girò, gli occhi a mezz’asta,

ed iniziò l’amorosa tenzone;

non era roba da una volta e basta,

ma prometteva ben la situazione.


Ma dopo due minuti, all’improvviso,

- Ahi! – disse lei, prendendo la distanza.

Poi con la mano si grattò il bel viso,

spiegandomi di averne già abbastanza.

 

La luce accesa, volli controllare

il viso, deturpato da una bolla,

segno della presenza di zanzare.

Al vederle scattai come una molla.

 

Si erano sparpagliate sulla pelle

della mia bella, a farmi concorrenza,

dai piedi a risalir oltre le spalle.

non potei sopportar tanta impudenza.

 

Con la paletta in plastica colpii

su quel fastidiosissimo mosquito,

su un altro, e un altro ancor, finché riuscii

a sterminarli, e caddi giù, sfinito.

 

In questa situazione, la mia bella

subito si è ritratta, per disdetta,

non sopportando proprio, miserella,

di essere amata a colpi di paletta.

 

Poi si pentì, e accettò di riprovare.

Riconoscente, la coprii di baci,

ma quando ci sembrava funzionare,

nulla potemmo contro i pappataci!

 

 

Patrizia Chini

 Una vita stagnante

 

Una vita stagnante

tra cielo e acqua

lunghe gambe pelose

nella nebbia che sale.

Ali piegate

riposte con cura

respiro lieve

di chi non ama il chiasso.

Si srotolano le ore.

Senza muovere il capo

subdola ruba l’attimo

dove spiccare il volo.

Decisione rapida

senza preavviso

ed è già vicina la fonte

che appaga la sete.

Insensato vivere

impazzire per poco

negli orecchi il frastuono

di un trapano a mano.

Il risveglio improvviso

d’intorpiditi pensieri

abbandono dei sogni

goduti a metà.

Inconsapevole darsi

verso l’altrui fine

e prendere a schiaffi l’aria

non allontana il fato.

Combattimento all’ultimo sangue…

il mio.

 

 

Alessandro Borgia

 La zanzara dell’inverno

(Giardino di casa, mese di gennaio)

 

Ed io ad evitar la livida palude

che d’afa il lago avea d’iridi torride

e nel vagar penso, il fluir sul mio corpo… intenso.

Sullo zampillar di luce… il ronzio d’una voce

d’ali veloce d’un pungiglione che rosso fece

e di dolor, il prurito che bruca il cuor.

 

E fu di pena in ogni duna… la sua punta bruna

che con vigor d’oltre, oltrepassa il valico della sorte

e zac… con siero vero ecco… la bolla sul fusco pelo.

Negli occhi lucean le stelle con furor sulla bucata pelle

non sol zanzara estiva, or d’inverno son sempre vive

il prurito il loro mito, irresistibile suo attrito.

 

E pur io a soffrir d’inverno ed il sibilo vapor d’eterno

nel bianco dei nevai la zanzara tigre ed il suo banzai

e di freddo orror, il pizzico dal vil dolor…

Il suo nido d’acque forma, il poveruomo con fare inerme

alle brucianti stelle il corpo invaso d’infinite bolle

suona la zanzara è melodia d’una fanfara.

 

Ma parea che per me fosse… l’ultima delle mie mosse

ma nulla si può oppor al suo fulgido vigor

e non v’è stagione per il vile pungiglione.

Ma che estate v’è se non la odi intorno a te

odiata amica che ti sfida, ma che ami come la tua strada

e nella pelle si nasconde col suo bacio un pizzico t’infonde.

 

Dallo scoperto sola, la natura e il suo dolore

su di me posa, il suo vol che tutto osa

per l’uomo fastidiosa, la sua verve tanto irosa…

Ed al succhiar dal rosso sangue, il grigior che tutto langue

è la zanzara il fior della paura, il ronzio, la notte scura.

E con fare lento, il ronzio dal perpetuo canto

è l’insetto dell’inferno che cammina sullo sterno

è… per l’eterno, è la zanzara dell’inverno.

 

 

Massimo Zaccagna

 Zanzara vs ciabatta

 

O zanzara dei culicini

succhiatrice crepuscolare

zanzara insistente zanzara brigante

zanzara arrogante e impenitente.

Tu ronzi per farti avvertire

o soltanto per irritare,

sei malefica ed insidiosa

ripugnante e vanitosa.

Nell’acquitrino coltivi la prole,

anelando a un volo più alto,

a un volo da uccello verso il sole,

a un tuffo nel cielo color cobalto.

Ma Madre Natura è rigorosa

ti dona una vita scria senza posa,

così rimani sempre a mezz’aria

e i tuoi doni son solo malaria.

A cercar prede

a cercar sangue,

tu  vivipara perforante.

Il tuo volo è un volo nervoso,

sciocco, insulso e senza grazia,

dai un colpo basso, doloroso,

tu sei un nemico senza una faccia.

Purtroppo per te cara zanzara,

inelegante e anche un po’ sciatta,

la tua proboscide arma vigliacca

finirà contro me ciabatta.

Non hai modo non hai verso

di concluderla pari e patta

io ti miro e qui ti confesso:

il tuo giustiziere son io ciabatta.

Spiaaattch.

 

 

Angela e Stefano Fabbri

(non presenti in sala hanno delegato alla lettura un’amica)

 Lamento del cacciatore di zanzare

 

Di certo l’ho ferita

ne porto ancora il segno sulle dita.

Era bella era bianca era rossa

ed ora …

biancheggiano nel sole le sue ossa.

L’aspettavo nell’ombra delle sale

finché non la vedevo saliva in verticale

e pronte le mie mani segnavano il finale.

Presa una, era l’altra cui davo l’attenzione

sfidandola in un’unica e singolar tenzone;

ora qua ora là mi sfuggiva sui muri

gridandomi un invito “Vedremo quanto duri!”

L’inseguivo saltando su un letto e sull’altro

ma il mobilio più scuro la sua fuga aiutando

mi dirige le dita su un chiodo sporgente

lasciandomi in mano ancor meno di niente.

Eppure l’amavo, io l’ho corteggiata

mai persa di vista, seguita, mancata

potevi guardarmi con un po’ di dolcezza:

volevo lasciarti UNA SOLA carezza.

Nascosta nel buio di un angolo ignoto

aspettavi il momento di vedermi immoto

per scendere a darmi quei segni d’affetto

che ti piacciono tanto quando sono a letto.

Mi sveglio, mi alzo, accendo la luce

inforco gli occhiali sulla faccia un po’ truce

ti cerco, accecato ma pronto e sicuro

non puoi che essere lì, sulla mia testa, sul muro.

Di certo l’ho ferita

ne porto ancora il segno sulle dita.

Era bella era bianca era rossa

ed ora …

biancheggiano sul muro le sue ossa.

 

 

Elisabetta Comastri

 Sogni d’onnipotenza

 

Che voli subdola nessuno può negare,

sia giorno o notte fremebonda strisci.

Con le tue ali, fingendo di scappare,

sfuggi ma torni e prima o poi colpisci.

 

Come un amore non vero ma sognato

tocchi leggera ma è il sangue il tuo obiettivo.

Ciò che dal cuore l’illuso ha trasudato

tu aspiri e sfrutti col fare tuo furtivo.

 

Giungi carezza e te ne parti schiaffo

lasciando il segno, come un amor che amaro

di tutto ciò che dai si nutre a sbaffo

e solo tardi rivela intento chiaro.

 

Con una sberla e col suo secco tonfo

il sogno di un’estate d’un tratto svanirà.

Bacio fedifrago, che lascia solo un ponfo

e le sue rogne l’illuso gratterà.

 

Amare è un rischio, ma ognun di noi non crede

che altrui consiglio lo renda premunito.

Sol con la prova diretta si avrà fede

che amare al volo può procurar prurito.

 

E tu zanzara maestra sei di vita.

Non sol fastidio nel caldo estivo lasci.

Dalla tua bega, dalla tua dipartita

chi sogna impara difesa da altri sfasci.

 

Eppur, ingrato, l’uman di te disprezza

gli insegnamenti e i lati positivi.

D’insetticidi e veleni ognun s’attrezza

ad inventar i più potenti e attivi.

 

Onnipotenza! Vanità sognata.

E  di annientarti ognor ciascuno  spera.

Ma ai primi caldi da sempre sei tornata

rendendo la vittoria una chimera.

 

Uomo infingardo! La tua grandezza è nulla

Cadi sconfitto da un volo di zanzara.

Gridi al potere e alla gloria dalla culla

ma coi tuoi voli raggiungi sol la bara.

 

 

Eugenio Barone

 Volo lontano

 

Ora, che la fine è vicina,

ti vorrei qui, a me appoggiata.

Come le volte che ti ho cercato

nel mio gioco da bambina,

nella mia notte più insonne.

In tutte le volte che mi hai svegliata

e non ti ho mai trovata.

Ronzami nell’orecchio!

Suggeriscimi di svegliarmi ancora,

e ancora una volta di rincorrerti.

Ricordami, zanzara, i tanti sollievi

della tua lontananza, e poi ancora

le irrequietezze e le smanie

e le maledizione che ti ho lanciato.

Tu, in mille volte

sempre diversa,

sempre la stessa,

nonostante tutto c’eri.

A te, nonostante tutto, ho dato il mio sangue!

È questo che pensa

la donna che ti vedo corteggiare,

amica mia, mio simile?

Ti chiederà di fingere

che il suo sangue

ormai bisognoso di altro sangue

sia per te ancora dolce, e vita?

E la sua vita,

desiderosa di svegliarsi ancora serena,

implorerà questi minuti di essere più lunghi

della loro lunga, troppo lunga, brevità?

O implorerà te di entrarle dentro con tutta la forza

e di prenderle anche questi ultimi istanti, veloce?

E che non sia l’attesa del sonno che consuma

ma solo i suoi ricordi più cari

ad accompagnarla nei ricordi degli altri.

E tu,

che non hai mai ascoltato le sue preghiere

quando ti implorava di lasciarla in pace,

ora, che la fine è vicina, sembri accontentarla.

Vampiro ingannatore,

massa di geni egoisti

e di pensieri insistenti,

le succhi il poco sangue che ancora le resta.

E lei,

credendoti amica, e simile,

ti ringrazierà nei suoi ultimi istanti, forse

appena prima di addormentarsi, serena.

E ora, che la fine è vicina,

senza più slanci per rincorrerti

con un sorriso da bambina

muove un braccio come in un ultimo battito

verso un campo luminoso e lontano

e tu, mio simile e mia amica,

troppo presa a succhiarti questi ultimi istanti,

finisci sotto il forte peso del suo debole palpito.

E io,

che volo via,

non vado che verso l’ultimo istante.

Solo lontano si vive.

E la fine è vicina.

 

 

Luca Liberti

(non presente in sala ha delegato alla lettura la sorella)

 Il cacciatore (Io, zanzara tigre)

 

Vedo

dalle mie sbarre

mura rosa,

balconi a margine

marciti di ruggine:

tumore sincero

che impregna

il centro esatto del mio sguardo.

Da spavaldo,

nessun di lui si cura

pur saggiandone il gusto

col tatto.

Battito d’ali

di ciglia animali,

rinnego la donna

al mio cospetto.

La mera speranza,

al caldo

sospende ogni vago interesse,

coraggio e disciplina.

Sporcati dal vento

raspi d’infinito

mescolati a paure terrene

di uomini muti

al riparo di una lastra

scintillante

nell’ennesimo abbandono

di luce piena

e un omicidio a pochi passi.

Io, il mio nemico

lo uccido con la penna.

 

 

Rosa Ceci

 La zanzara coscienziosa

 

Un giorno ‘na zanzara coscienziosa

Se ne stava a ‘n angoletto tutta penzosa

Penzava e ripenzava

A quelli poveretti che sempre punzecchiava.

 

Pe’ lei era ‘no spasso, un divertimento

Finché je venne ‘no scrupolo tremendo

Disse fra sé: ma che sto a fa’

Sulla pelle dell’omo sto a campa’!

 

Se rivorse ar cielo co’ l’animo pentito:

Signore, lo so, è strano quer che dico

Questa è la legge de la sopravvivenza

Ma proprio nun me ce trovo a ‘sta gratuita mensa.

 

Er core mio è troppo bono e nun se sente

D’approfittasse de ‘sta pora gente

Perciò ho deciso, da oggi vojo fa’ un fioretto

Faccio lo sciopero de la fame pe’ un mesetto.

 

Nun vojo punzecchià più nessuno

Pe’ un po’ de tempo vojo fa’ digiuno

Però ‘sti giorni de stenti e d’agonia

Me li vojo passa’ in compagnia.

 

Morì de fame va be’ ce passo sopra

Ma de solitudine no, nun è cosa.

Bona sì, ma frescona no!

Nun me vorrei a la fine ritrova’

Co’ na scritta tanto bella a l’aldilà:

Qui giace ‘n’anima bona e solitaria

Che pe’ nun fa’ der male a nessuno

S’è privata de la vita sua, sarvognuno.

 

Così proprio nun va! Sai che nova c’è

Me rimetto a magna’!

Lo stomaco è voto e lo vojo riempi’

Lasciateme campa’! Nun vojo più mori’!

 

E a voi signori miei chiedo perdono

Se li pizzichi mia ve porto in dono

Un po’ de prurito male nun ve fa

E mo puro un segreto ve vojo svela’:

La vita è troppo bella pe’ spregalla

Perciò a la fine de tutta ‘sta tiritera

Ve dico grazie e… bonasera!

 

 

Anna Santarelli

 Subdoli voli

 

Subdoli voli ricamano l’aria,

condensano il tempo

breve dell’esistere, la notte

attraversano punteggiata da

tremule luci……

Oh zanzara, della terra conosci

la palude e il vivere malsano

e fermo che ristagna……

irriverente ti rivolgi all’uomo

e – sazia – fuggi con la sua

vermiglia essenza…..

Sempre incontrerai il disprezzo

del mondo, ma in te è il soffio

lieve e vigoroso della vita

l’alchimia di bene e male, sottesa

al creato.

 

 

Alba Venditti

 Ricercate zanzare

 

Le zanzare tra i volatili insetti

hanno addomi lunghi e stretti

e un apparato boccale

adatto a pungere come un’infermiera

che lavora in ospedale,

ma anche a succhiare come Dracula

il sangue dell’umano

mentre costui si corica  la sera

e in una buona nottata spera

senza quel suono strano.

Le zanzare come i bersaglieri

suonano la loro fanfara

quando volano verso la vittima ignara

che si sveglia con quella fastidiosa puntura

e va alla ricerca di quelle sciagurate

per essere lei  stavolta, a dar loro una tortura

e non aver più la notte la solita seccatura.

Le zanzare però,  sono intelligenti

e se capiscono che l’umano ha cattivi intenti

giocano a nascondino

sotto il loro cuscino

per ricominciare il loro prelievo

con un sospiro di sollievo.

 

 

Paolo Visentin

 Plastica bruna

 

La sfida si ripete

nel nuovo giorno.

Profeti improvvisati

vestiti da famosi stilisti

ronzano intorno,

gracchiano al tuo orecchio

lente interminabili nenie

impregnate di un nauseante

finto buon senso

a retrogusto nichilista.

Parole e sofismi,

energie cristallizzate,

seppellite sotto le loro

trasparenti ali di zanzara.

Il loro sangue

cerca di entrare nel

mio.

Si apre la sfida.

Ancora.

Far valere ciò che non sembra.

Trasformare i limiti in opera d'arte.

I chiaroscuri antropologici

in azione a valore.

Strapparsi di dosso a morsi

questo sacco di plastica bruna

che cercano di avvinghiarti.

La sfida. Dentro.

La sfida dell'Anima.

Per l'Anima.

 

 

Marco Pelosi

 La Zanzara

 

Lo scaltro uomo d’affari col portafogli ricolmo posto sul tergo,

al termine di giornate gonfie d’impegni assolti alacremente,

non aspira altro che rinfrancar il proprio corpo e la sua mente,

posando le membra affaticate e stanche sul dovuto albergo.

 

Il letto l’accoglie, morbida alcova di tante meraviglie,

per cullarlo in un sogno dorato dall’infinita dolcezza.

L’uomo serra gli occhi e s’abbandona a quella carezza,

ricca di antichi sapori, di balocchi, di trenini e di biglie.

 

Il suo respiro si fa più profondo, musicale e rotondo,

ora scandisce ritmi armoniosi di nenie soavi e beate,

che sembrano figli d’archi e fiati, più che di rudi ronfate,

voci e note d’un viaggio nel sonno, ai confini del mondo.

 

D’un tratto nell’orchestra una nota stonata s’insinua,

è un ronzio, un lamento che si prolunga impudente,

s’amplifica e giganteggia quel suono impertinente

che di cessar non vuol saperne e non appagato, continua.

 

Quel rombo ostinato spezza d’un colpo incanto e melodia,

addio dolci sapori, il sonno ha perduto la via maestra,

la musica è cambiata e col nuovo direttore d’orchestra,

il coro di armonia è tramutato in un’assillante litania.

 

Con l’animo assonnato, i nervi tesi e l’occhio sbarrato,

l’uomo dei soldi, insegue quel fruscio nell’aria, sul muro,

all’erta ed immobile come il cecchino nel buio più scuro,

ordisce trappole e trama vendetta contro l’ospite indesiderato.

 

Il bombardiere roboante colpisce di striscio un orecchio,

ma l’uomo non si scompone e la guardia non smonta,

prepara la coordinata giusta, la contraerea è pronta,

pur nel buio, il suo braccio sa esser lesto parecchio.

 

Al secondo passaggio, difatti, l’intruso è spacciato,

l’arto s’allunga ed il pugno si chiude potente, feroce,

se la rabbia la pazienza sormonta, la reazione è veloce,

ed il nemico in un ultimo batter d’ali viene catturato.

 

“Finalmente t’ho preso nella mano, t’ho acchiappato,

brutto insetto maledetto che il sonno m’hai rubato!

Te tengo strinto e pe’ punizione dopo che m’avrai implorato,

allevierò le mie sofferenze solo dopo averti schiacciato!”

 

“Ahò…a coso… co’ me nun ce provà, nun fa er prepotente,

si tu me schiacci, te fai male da solo perché è evidente,

che se minacci ‘na bestiola così piccola e così umile,

dimostri fino in fondo che disprezzi la vita de un tuo simile.”

 

“Che stai a dì? Me sfotti? Cerchi de sarvatte mettendola ‘n caciara?

Come osasti tu bestiaccia immonda paragonar me a ‘na zanzara?

Sei ‘n insetto ripugnante, mentre io so’ ricco e de famija altolocata,

e pure pe’ questo tuo assurdo affronto meriti d’esse spiaccicata!”

 

“E mo’ basta, me so’ stufata! Ma che credi, che basta gonfià er gozzo

e nun m’accorgo che se pieno de denari perché presti li soldi a strozzo?

Poverino, me dispiace…t’ho fatto perde er sonno stanotte ch’eri stanco?

E a causa dell’avidità tua, dimme, quanta gente passa intere notti in bianco?

 

Sei proprio come me, quando la salute è cagionevole e l’opulenza langue,

t’avventi sulla preda e senza indugio alcuno, tu je succhi er sangue.

Tu, avvezzo alle angherie, sei ingordo e sempre più vuoi accumulare,

 

a differenza mia che si lo faccio è pe’ natura…io succhio pe’ mangiare!”

 

Er cravattaro se riconobbe in quell’animaletto e aprì la mano, mosso a compassione

La sua coscienza prima ringraziò, poi proseguì er subdolo volo in un’altra direzione.

 

 

Giuseppe Caione

Z

 

Di notte agisce

Il silenzio la tradisce

Uno schiaffo la colpisce

 

Poiché sempre affamata

Da tutti gli uomini odiata

se viene sgamata

 

Il calore l’attira

Conoscendo l’ira

di chi il sangue tira

 

ma se in casa non ci fosse

La vedremmo solo ad una certa ora

mentre volteggia una delle varie borse

 

Verso una strada poco illuminata

Provocando irritazione, la mal capitata

Se potesse dir la sua, direbbe arrabbiata:

La vita è cosi complicata.

 

 

Cristina Gallina

 Vinti e vincitori

 

Mi chiedo cosa sia in questo mattino,

quando ancora il letto mi chiama al riposo,

che disturba così il mio pisolino

con un brusio irritante e noioso.

 

“Vattene” dico all’inquieto ronzare,

ma a nulla vale la mia pretesa,

ascolto l’insetto volando danzare

lasciandomi lì iniquamente offesa.

 

Accendo la luce e non vedo il suo volo,

il rumore sospeso mi dona pace,

sentendo il mio corpo giacere da solo,

riprendo il riposo sognando felice.

 

Ma poi di nuovo un brivido mi coglie,

un vento leggero di un battito d’ali

il piacere del sonno ancora mi toglie,

leggero é quel soffio, ma i suoni mortali.

 

Mi alzo e la rabbia il corpo mi strugge,

prendo il cuscino e con tanta violenza

rincorro la bestia che pronta mi sfugge,

di lei certo il mondo potrà fare senza.

 

Parlo da sola correndo arrabbiata

verso il muro, l’ armadio e anche la porta

inveendo con l’arma su di una vetrata

sperando alla fine di vederla morta.

 

Ma così non è ed infine, perdente,

spengo la luce anelando al riposo,

mi stendo dicendo “Farò finta di niente”

e riprende così quel ronzare noioso.

 

Ho fatto di tutto per non sentire:

fino al collo il lenzuolo, le braccia coperte,

il cuscino in faccia fin quasi a svenire

e mi par di sentirla sul corpo mio inerte.

 

Allora, ecco, scopro il corpo: mi immolo,

le dono il mio sangue con tutto il coraggio,

spero che lei in cambio cessi il suo volo

e piango pensando che è solo maggio,

 

che io son per lei la sua fertile Tara,

che sarà più agile dopo il mio sangue…

Sono il futile pasto di una zanzara,

che grazie a me sarà sempre più pingue.

 

Così mentre cedo impotente il braccio,

come al dottore per un prelievo,

il suo futuro in un sogno io schiaccio

grattandomi il polso per trarne sollievo;

 

Mi sveglio al mattino con roseo bubbone

e sul lenzuolo vedo il sangue disperso,

Sono stanca e stremata dalla situazione

Non ho vinto io, ma certo lei ha perso!