ANTONIO TREZZI
Ingegnere aerospaziale, esercita la professione a Milano, città natale. Sensibilissimo estimatore della musica e della letteratura in ogni sua espressione estetica, si dedica con successo creativo alla poesia.
Una lirica
Ancora non mi capacito.
Voler esserci senza esserci.
Nebeneinander.
(blocca al riserva di carica
il movimento creante?)
Nacheinander, la fratellanza
disattiva delle ombre sonore, orfiche
multisegnanti l’aggroviglio del filo – in corsivo, rigorosamente –
del ferro
e del fuoco – in acustico, rigorosamente –.
Nessun’altro argomento. Tiepido tenero
sfiorante argomento.
Ecco cenere, ecco! ecco:
siamo tornati a cospargere – a dispargere
e unici, uno per uno, soli
– soli nell’eterna notte, luce velata
nera dell’altromondo –
su terminati campi in declino a coltivio, culle accoglienti
ma non per noi fertilizzanti soli
i-solati
nel mezzo della volta,
soli in
quel pertugio tondo nell’emisfera,
accecante,
da cui guarda dentro – da cui “(chi) ” guarda dentro…
ma da cui – pena cecità –
non si vede
fuori.
(All’incontrario,)
Questa volta non è il sale tramutato
dell’oggetto in possessione – esso continua di sé a vivere(?)
ma
l’oscuramento dell’occhio del veggente
sul vòlto all’indietro
sul volto indietro.