INES SCARPAROLO
Accademica del Cenacolo dei Poeti Dialettali Vicentini e di Associazioni Culturali di livello nazionale, ha pubblicato la raccolta di versi in vernacolo S’ciantìse ed il libro di filastrocche Quando fiorisce il pesco, seguono le raccolte di poesie Tra nubi erranti, Giochi di colore, Il respiro dei fiori, Sogni nella valle e Grappoli di stelle.
Ricordi d’infanzia
Casa amata della prima infanzia
accarezzata da un fiume a volte minaccioso,
muri scrostati, mattoni rotti al pavimento,
un gran camino fuligginoso e scuro
con un enorme pentolone appeso:
un buon profumo di zuppa casalinga
era sempre nell’aria, lì in cucina.
La sera, tutti attorno al tavolone,
cinque bimbetti attenti ed affamati
ascoltavan dal babbo racconti della guerra,
storie di streghe e fiabe pei piccini;
la mamma intanto versava sul tagliere
una polenta ben fumante
e con “el fi’o”, contando e ricontando,
tagliava a fette il cibo stuzzicante;
a turno sul camino, il “pocio”
dell’aringa gustavamo.
E poi di corsa fuori nel cortile
a far le “bande” o ad ascoltare “i veci”.
La “Corte dei Miracoli”, come allor si diceva,
era di storie strane un pullulare.
Noi i bisbigli ascoltavamo:
la “bella” del Gran Conte chiamata con carrozze,
la strega delle carte che il passato e il futuro
leggeva nei fondi del caffè.
Quando poi arrivava la “brentana”,
per tutta la famiglia cominciava l’avventura.
Mio padre, col bastone, misurava quanto
il fiume distasse dal balcone.
In salvo i libri, in salvo i più piccini,
presto, presto, fuori stivali e barcone!
Noi ragazzi euforici eravamo
per i giorni di scuola che certo avrem saltati.
Ma il giorno era ancor alto.
A pallone giocavamo, a mosca cieca
e i grandi, in angoli un po’ bui, anche al dottore.
Ingenua curiosità metteva in petto
timore e voglia del proibito.
Poi, a sera tarda, le grida delle madri
a casa richiamavano i fanciulli.
Ecco la coda per il gabinetto:
sette persone che in fila attendevano,
tenendo con la mano chiusa la porta di un bugigattolo
stretto, con un gran buco in mezzo.
Quindi lavarsi viso e mani, lì in cucina. Mamma
ci controllava ad uno ad uno, severa e attenta.
E infine, a letto tutti quanti.
Il grande sulla branda vicino al caminetto, il gatto
gli faceva compagnia. I più piccini
con mamma e con papà nell’ampio camerone.
Non mi sentivo sola, allora.
Ero la “tata” ed abbracciata a mamma e a mia sorella
calmavo il corpo stanco.
Pensavo ai giochi, alla scuola del domani, al fiume
ed alla fame mai calmata.
Ma c’era amore attorno
e, presto, cadevo addormentata.