GELSOMINA MASSARELLI

Insegnante di montagna e pedagoga, pittrice e scrittrice molisana, è autrice apprezzata di Quando il cuore vince, opera di narrativa e di Il sogno di una mamma ed I soldi portano la felicità, testi teatrali. Vincitrice di concorsi letterari, ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo Gocce d’Amore.

 

Quella maestra di montagna

 

Ero una maestra di sol vent'anni

quando, in una sede di montagna,

mi ritrovai dentro una stanza

che, per pochi banchi

e un pezzo d'ardesia per lavagna,

di un'aula aveva la parvenza.

 

Allor che di bambini e ragazzi si riempì,

a tutti gli effetti un'aula diventò.

Quegli occhi avidi e pieni di luce

riempirono "d'intenso" il cuore mio

ed oltre a maestra, in sorella, amica e confidente

il mio ruol si trasformò.

 

Giorno dopo giorno ci si raccontava.

In ogni storia, la saggezza dei padri,

l'amor per il proprio mondo

che, abilmente ed amorevolmente custodivano,

mi insegnavano come avvicinar lor dovevo,

per integrar quella cultura con la scienza mia.

 

In quell'armonia di sentimenti

si gareggiava a chi poteva dar di più.

I loro perché sempre più intelligenti

eran segno tangibile che, la cultura cresceva

ed ogni alunno sempre più protagonista diventava.

 

Rinuccio, orfano di mamma, la mia mascotte diventò

e a superar i disagi del luogo, tanto mi aiutò.

Squarciò il buio della notte mia, un lumino,

da lui ricavato in un bicchiere con acqua, olio, sughero e stoppino.

Appese ad una fune un secchio che, su una carrucola scivolava

e la mia fatica a tirar l'acqua dal pozzo agevolava.

 

La sera era il momento più atteso

perché, attorno al fuoco acceso

Rinuccio, che la fisarmonica suonar sapeva,

con le sue belle musiche ci allietava

e la fatica del lavor del giorno

in tutti noi scompariva.

"I grandi uomini al lume di candela, si son fatti",

era proprio vero, perché, in quella scuola di montagna,

alla luce di un lumino

Rinuccio, un piccolo grande uomo diventò

e, per migliorar la propria vita

a Torino se ne andò.

Quella mattina all'alba mi alzai.

Una stella nel ciel ancor brillava

e, Rinuccio con un vestiario povero e ben pulito,

sotto il peso della sua fisarmonica,

dal suo mondo e da me si allontanava.

Seguii quella mano alzata, in segno di saluto fin quando non la vidi più.

 

Al momento dell'addio egli non pianse

ma, con gli occhi dell'anima implorava:

"non dimenticarmi più perché in te ho riscoperto

quell'amor di mamma che non avevo più"

La lacrima che il mio viso rigò

quel patto per sempre suggellò.

 

In tutti gli anni scolastici quel piccolo grande uomo

dai miei pensieri non si è mai allontanato.

In ogni sede l'ho sempre ricercato

ma, in nessuno alunno, l'ho riconosciuto.

Il suo ricordo in me, ancor oggi è talmente radicato

che, solo in quella scuola di montagna, l'ho sempre ritrovato.

 

 

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