MARCELLO LORENZOTTI
Sensibilissimo autore romano di narrativa e poesia, è giunto finalista al premio letterario Jacques Prévert con il romanzo Via dall’alone di nebbia. Al suo attivo ci sono diversi racconti e poesie, che hanno trovato il favore della critica e del pubblico a concorsi letterari.
Ritorni nel tempo
Cessata la pioggia, vaga nell'aria
querula e inquieta, la voce del vento;
percorre la notte tersa e vibrante per
tremule luci. La sento prendermi
il cuore, la voce del vento, e sinuosa
condurmi oltre i remoti meridiani
del tempo, sull'orizzonte d'eventi
trascorsi, avvolti da nebbia, entro la
quale, squarciata, intravedo un bimbo
incantato aprirsi gioioso alla vita.
Culla la madre il bimbo incantato, e,
affacciata alla finestra di un'unica
stanza sull'orto, gli mostra colli giallo
verdi, azzurri monti lontani e i colori
del cielo, le piante, le stelle, i fiori.
Impara il bambino, nell'aprirsi alla
vita, ad amare docili e dolci creature:
un cane, un gatto, suoi piccoli amici.
Maestra è colei che ingrato amore
Fece madre del bimbo incantato.
Cessata è dunque la pioggia, ma
il vento, senza pace, persiste,
e la sua voce intreccia arcano
colloquio con chioccolio d'acque
lungo la gronda; e il singolare
chiacchierio è un commento
sul fanciullo dai gioiosi occhi
incantati, nell'atto di ricevere
bianca ostia di Cielo, presagendo
già allora non facile vita futura.
Mi portano le voci, in altro punto
nel tempo, al capezzale di piccola
amica morente. E narrano al vento,
le acque, al ritmo sillabando, del
bambino triste che la morente,
occhi accesi di febbre, con tenero
gesto consola. Saluta il vento
gli ultimi, tenaci clip clop della
gronda, anch'essa malata come
la piccola amica in partenza.
Ora la voce dell'usignolo annuncia
l'aurora: vita, luce, gioia e nel canto
ricorda a me, uomo stanco, il bacio,
il primo, euforia d'amore: trepida gioia,
il riso, il sorriso, il cuore che batte,
illusione di giorni come cielo sereno.
Amarezza poi, d'amore che va come
il sole dopo un dì radioso dietro i
monti viola, che l'inverno della vita
spoglia e ammanta di neve e di gelo.
Il nuovo giorno mi consegna al presente:
tace il chioccolio nella gronda, cessato
è il vento, riposa l'usignolo. Torno a vita reale
che, grigia, disdegna i ritorni, il compiacersi
di sé e di quel che ne fu, tristezza o gioia,
ricomposte nell'oro del mito, esplosione di
supernova, perduto là, oltre la nube di Oort,
oltre i meridiani del tempo, in punto di fuoco tra
lontanissimi Quasar, orizzonte di remoti eventi
trascorsi, pur conservati nella memoria del cuore.