VLADIMIRO FURLAN
Chioggiotto d’origine ma milanese d’adozione, scrive da sempre per esprimere ciò che scaturisce dal più profondo della sua anima, confezionando versi dalle immagini nitide di dissacrante realtà, confezionando versi che toccano il cuore.
Separazione...
Madre mia, radice e fusto di quest'anima,
senza te avvampa un'infelicità che non ha nome,
Gocce di ricordi mi annientano,
tremila mosche mi scavano i1 cuore,
ed è così vuoto il mondo di giorno,
troppo abitato il cielo della notte,
ho liquefatti i sensi e gambe molli,
d'improvviso, sono neve che non sa volare.
"Mamma, domani andiamo al mare,
molliamo tutto, tutti, e andiamo via.
Oggi stai peggio di ieri, ma passerà,
nulla è per sempre, il tormento finirà,
tribola l'albero e il suo inquilino,
soffre anche il Re, il Papa, il bambino,
ma domani, se smette di piovere,
se c'è un po' di sole andremo al mare,
a cercare conchiglie sulla battigia,
a goderci i fanciulli sull'altalena,
a spiare i disegni dei gabbiani in volo,
aiutare i vecchi curvi che incontriamo:
ci faremo cullare da tutt'altra vita;
in valigia ho la tua musica preferita."
Da alcuni mesi il tumore ti divora,
il male offende chi t'adora, chi spera;
può darsi che tu mi veda, forse m'ascolti,
ora, ma da un po' non ti muovi, non rispondi,
sei una canna flessa, quasi tocchi terra,
pesano gli anni, e la morfina ti disonora.
Sì, eri bella, e vanitosa... un po' di più,
egoista, gelosa, possessiva… un po' di più;
io ti ho consumata di attenzioni, di carezze;
sempre, tutta la vita t'ho amata, rispettata.
Morta da poco, sei lì, abito blu, golf rosso,
meravigliosa, distesa sui petali di rosa,
e io, disperato, continuo a sproloquiare:
"Domani, Domani. Domani ti porto al mare."
Madre, madre mia, aiutami, non mi abbandonare:
sono polline d'amore in una stilla di dolore.