FELICE CONTI

Dottore in biologia, vive ed esercita la sua professione a Roma, cittā natale. E’ autore sin dall’infanzia di sensibilissimi versi che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare dalla critica. E’ presente su antologie di autori contemporanei.

 

Il messaggio

 

Ambā, ambā:

richiamo inventato chissā come,

chissā quando,

nell'etā in cui tu, eri la nave,

noi equipaggio.

 

"Ambā! Ambā!"

gridavi dall'ingresso al tuo ritorno,

portando quei pacchetti, di preziose figurine,

che scuotevi mentre correvamo,

in un lungo corridoio d'entusiasmo,

ansiosi di predare la tua mano.

 

Ambā, ambā:

richiamo gettato nei ricordi,

durante l'autunno dell'infanzia,

quando il corridoio s'č accorciato,

come il giorno,

a dispetto di una corsa, costretta a camminare,

da quel verde divenuto giallo,

per lasciare posto a questa noia,

ché cade l'entusiasmo, in estate frutto,

ma d'autunno foglia!

 

Ambā, ambā:

messaggio in due bottiglie, della stessa stirpe,

lanciate in mezzo al mare,

quando tuo malgrado, hai fatto rotta per il polo,

dove la banchisa pone fine,

ad ogni umano viaggio,

ché anche se sei stato mercantile,

traghetto, nave da crociera,

all'uomo non č dato, divenire rompighiaccio...

 

Ora sono io, a navigare in parallelo,

a gridare dall'ingresso al mio ritorno,

portando dei pacchetti, di preziose figurine,

il tuo messaggio d'amore soffocato,

a sentire per risposta,

un nome inventato chissā come,

chissā quando,

incastonato in una frase, che faccio ancora mia:

 

"Ambā! Ambā!"

grido adesso io,

e due bambini antichi:

"Grazie e ciao... papā!"

 

 

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