LUIGI CAPOZZA
Studioso e professore di storia e filosofia, accademico di centri ed associazioni culturali e di pensiero, è autore e relatore a convegni culturali. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia in cui manifesta la sintonia artistica fra pensiero, ragione e sentimento.
Ma', ti ricordi?
Ma', ti ricordi?
Eravamo rimasti noi due soli.
solo io di tanti figli andati via.
Ma spesso anch' io non c'ero nella mia
rabbia di vita, che mi portava
a spargermi inquieto chissà dove.
E quando, offeso dalle strade, ritornavo,
con una capacità tutta tua di divinazione
mi guardavi ed io capivo
il tuo dolore per la casa vuota.
Era un respirarsi tu ed io
come uccelli sospesi sopra il nido.
Ho sofferto ciò che non si sa dire,
e per tanto tempo non ho creduto alla tua morte,
e ora solo m'acquieta la memoria.
Ti lamentavi in segreto delle mie assenze e non capivo
le radici del sole quotidiani e del tramonto:
orfani ambedue, io del padre e tu del marito,
non capivo la tua fatica
e la gioia per le cose della casa.
Così te ne sei andata senza che io
ricavassi un brandello di senso della vita,
incapace di dirti 1'amore che portavo.
Tremavi quando di nuovo amaro,
irrequieto me n'andavo e scardinavo
il tuo cuore umile di madre. Ora mi perdoni?
Ricordi? Sospirasti,
un attimo prima di morire,
"s'è pronti quando s'è capito,
addio figlio mio".
Non ti ho più lasciata, madre, poi che i cieli,
che ho intravisto nel mio gelido vagare,
furono obliqui sempre e le città umane
non offrirono il seno che cercavo. Tardi,
tardi ho capito l'alba ed il tramonto,
un balcone aperto sulla via, l'umile dono,
un piccolo frammento di sorriso,
un angolo arcano di paese,
la collina arsa e disegnata
e il vento che rinfresca il viso.
Tardi ho capito,
tardi, madre mia,
le piccole cose ch'erano tua vita e
forse solo ora son anche mie,
insieme a te, ma'. Madre mia.