Sono per te…

 

Sono per te la quiete

che ti abbraccia

e ti fa sognare.

Sono la brezza

che ti accarezza

e ti fa sorridere.

Sono il vento

che ti scuote

e non ti fa ristagnare.

Sono tua madre.

 

         (Giuseppina Mira)

 

     Una mattina i fiori…

 

          Una mattina i fiori si spogliarono dei petali.

          Non vollero più adornare, né profumare i giorni.

          Troppe guerre, troppe angosce.

          Non vollero più nutrirsi di sangue, di dolore

          e attesero

          che gli uomini tornassero

          ad essere fratelli

          che i cieli tornassero felici

          senza brividi di morte

          che i sorrisi tornassero

          a volteggiare sulle loro corolle.

          Che smania di carezze, d’innocenze, di fiabe!

          Perché avevano voci rauche le aurore?

          Perché il tempo non si spalancava alle colombe?

          Perché l’amore era finito nelle fosse?

          Che orrore!

          I figli d’una stessa madre in guerra tra di loro.

          Gli animi infuocati d’odio.

          Che orrore!

          Che pena vedere assediare

          gli occhi di quella madre

          d’incubi, d’angoscia, di terrore!

          Quegli occhi che splendevano di germogli

          di libertà, di civiltà, d’arte.

          Germogli che fiorivano e davano emozioni

          non inghiottite dai deserti.

          Ma una mattina i fiori

          tornarono a vestirsi dei loro petali.

          Seppero che i figli d’Europa

          s’erano stretti attorno all’amore.

          Che festa tornare a respirare

          il profumo d’Europa!

          Che festa il risveglio di quel fiore!

          Certamente il più bello

          se tornava a narrare di apostoli

          in viaggio verso la fratellanza

          la democrazia, la verità, la pace.

          Certamente il più bello

          se tornava a narrare di poeti, di pittori

          di musicisti, di filosofi, di navigatori.

          Certamente il più bello

          se tornava a narrare di uomini

          che consegnavano ai figli le speranze

          e facevano sentire i rintocchi

          di tante primavere.

                                        

          (Giuseppina Mira)

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