Atti della Conferenza

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ci scusiamo per l’orario ma alcuni relatori vengono da Roma, anche le scolaresche si sono mosse con i pullman, quindi è inevitabile che quando si indica un orario poi si finisca per cominciare con qualche minuto di ritardo rispetto al previsto, ciò vi chiederà poi di pazientare nella seconda parte della mattinata, se intorno all’ora di pranzo vi ruberemo qualche minuto. Io direi che a questo punto possiamo cominciare. Brevissimamente mi presento, visto che sono il moderatore dei lavori di questa mattina. Mi chiamo Marco Gisotti, sono un giornalista, dirigo la rivista Modus Vivendi, che avete visto anche all’ingresso, un mensile di scienza, ambiente e stili di vita, con particolare attenzione ai rapporti fra ambiente e occupazione con il suo inserto Ecolavoro, e siamo stati i coorganizzatori con l’Associazione Culturale Pragmata, che opera qui sul territorio di Fiumicino in particolare e che, attraverso la partecipazione ed il sostegno economico del Comune di Fiumicino, ha organizzato i lavori di questa mattina dal titolo Un Mare rivolto alla Storia, titolo evocativo che significa molte cose, significa molte cose perché è chiaro che i rapporti fra pesca, territorio occupazione e, quindi, sviluppo socioeconomico e ambiente, inteso sia come conservazione degli ecosistemi ma anche come occasione, sia di riscoperta storica che di ulteriore occasione di uno sviluppo sostenibile per il territorio, sono strettamente legati e lo sono praticamente da tremila anni. Fiumicino è storicamente il porto di Roma, anche se l’antico porto oggi è interrato e si trova a diversi chilometri dalla costa, però Fiumicino eredita, e poi meglio di me sapranno dirlo i vari relatori che interverranno, il porto di Fiumicino è il secondo per importanza di tutto il litorale laziale. Molto molto velocemente voglio presentarvi le varie persone che intervengono. Partendo dalla mia sinistra la Dottoressa Anna Fioracci, responsabile dell’Ufficio Europa del Comune di Fiumicino, che, come vedremo, ha un’importanza poi nel creare i rapporti tra l’Europa ed il territorio. Al suo fianco l’Assessore all’Ambiente e Turismo del Comune di Fiumicino, l’Ingegnere Pasquale Proietti, che, non solo rappresenta il Comune, ma che ha anche finanziato la conferenza di questa mattina. Procedendo c’è il Professore Marco Marcelli, docente di oceanografia biologica presso l’Università della Tuscia e ancora alla destra del tavolo Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente. Con molti di loro esiste un rapporto di lungo periodo di analisi e di studio dei fenomeni. Nella seconda parte della mattinata, dopo il coffee-break, entreremo nel vivo del tema della pesca con un parterre numericamente più ricco e li cito brevemente, tanto perchè sappiate cosa vi aspetta dopo. Avremo il Dottore Roberto Arciprete, vice-presidente nazionale e responsabile regionale AGCI AGRITAL, che si occupa di pesca, avremo il Dottore Eraldo Rambaldi, responsabile regionale di Lega Pesca, il Dottore Armando Pavia, Responsabile Lazio di Federpesca, il Dottore Claudio Brinati, responsabile regionale e consigliere di Federcoopesca, avremo Lorenzo Melchiorri, presidente dell’Associazione Operatori del Porto di Fiumicino, e la Dottoressa Barbara Cammarata, in rappresentanza di UNCI PESCA, e poi mi preme citare, presente qui da noi e che interverrà nella seconda parte dei lavori, l’onorevole Marco Lion, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che, come sapete, è il massimo organismo istituzionale, escluso ovviamente il Ministero, che si occupa e legifera in materia anche di pesca, che è una competenza fisicamente dell’agricoltura. E infine chiamerei anche qui al tavolo, mi scuso, è una mia dimenticanza, il Dottore Francesco Scorza, che è il direttore della campagna Vivere il Mare. I ragazzi presenti probabilmente la conoscono già, è una campagna diretta alle scuole, soprattutto alle medie ed alle medie superiori, da molti anni dedita alla sensibilizzazione verso i temi del mare e soprattutto ai temi della pesca e del rispetto del mare. Poi durante i lavori mi farà piacere salutare alcuni ospiti ma, prima di tutti, vorrei salutare e se possibile chiedergli un saluto, se lo ritiene opportuno, il Comandante Leopoldo Manna della Capitaneria di Porto di Fiumicino. Di cui so che tutta la Capitaneria di Porto ha preso servizio da non molto qui sul territorio e, io non abito qui a Fiumicino da molti anni, ma da ex fiumicinese d’infanzia, mi auguro che la Capitaneria di Porto possa apportare un arricchimento al territorio.

 

- Comandante Manna della Capitaneria di Porto di Fiumicino

Buongiorno, grazie buongiorno signori, sono il Comandante Manna della Capitaneria di Porto di Fiumicino. È per me motivo di essere felice nel vedere quanti giovani e giovanissimi vi siano oggi. Porto i saluti della Capitaneria di Porto di Fiumicino e porto i saluti in particolare dell’Ammiraglio Picone, di recente direttore marittimo, spero tutti sappiano, ma ve lo testimonio io oggi, quanto il corpo della Capitaneria di Porto sia vicino e voglia essere partecipe di tutti gli eventi che hanno rapporto con la cultura, piuttosto che con la storia e la professionalizzazione degli utenti, ma piuttosto ancora con la coscienza e la conoscenza di ciò che è il mare, ed è per questo che io sono particolarmente lieto di vedere quanti giovani siano oggi qui con noi. Forse se ne parla un po’, come dire, per facciata, tante volte del mare. Io voglio dire a livello personale, da cittadino, noi italiani spesso citiamo il celebre detto “popolo di poeti, di navigatori…” e quant’altro, forse negli ultimi anni e forse per motivi di contingenza storica, ci stiamo un po’ allontanando dalla cultura del mare. Io, un po’ da operatore e un po’ da cittadino vostro, penso, invece che, forse, la nostra risorsa principale, io non sono un economista, sono un utente, un lavoratore del mare, ma posso dirvi che è sicuramente la risorsa principale del nostro paese, che non ha materie prime e che dipende da tante cose, dipende dal mare e dipende dal mare sia come lavoro di utilità e dipende dal mare se continua a ricordare di mantenere la sensibilità che il mare richiede e riesce anche a salvaguardarne le risorse e, forse, a continuarlo ad avere come risorsa. Anche per il futuro. Non rubo tempo, che già sembra che sia poco, mi scuso per quello che vi ho sottratto e ringrazio e saluto tutti e faccio i migliori auguri per questa manifestazione. Saluti a voi tutti.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie a lei e la preghiamo di porgere i nostri saluti all’ammiraglio Picone. Io vorrei soltanto un attimo citare degli altri ospiti. E, come mi capita spesso, Francesco questo lo sa bene, di presentare e condurre incontri con delle scolaresche, dico sempre che le scuole sono gli ospiti più importanti e lo sono per le stesse ragioni che diceva prima il Comandante, sono i giovani quelli che fra una decina, ventina d’anni saranno qui al posto nostro e dovranno condurre e condurre bene, se quello che abbiamo fatto sarà stato fatto bene, o dovranno aggiustare, se noi saremo stati meno bravi, ma mi auguro che saremo stati bravi, perché siamo una generazione, tutto sommato, già cresciuta col rispetto dell’ambiente e con un occhio ad un’occupazione ecosostenibile. Volevo citare e le cito dai più piccoli ai più grandi: c’è la Scuola Elementare Lido di Faro con la IVA e le insegnanti Signora Diana e Signora Amatruda, tra l’altro sono esposti dei quadri, i dipinti per il “Progetto Tirreno”,  realizzati in questi giorni, sono ancora letteralmente bagnati. Poi c’è la Scuola Media Albertini di Fregene, presenti i docenti, la professoressa Pazzetta e un’altra professoressa, di cui mi scuso, non ho il nominativo, anzi, mi scuso se dimentico alcuni dei nomi presenti in sala, ancora la Scuola Media Albertini di Maccarese, presente il Preside, Professor Domenico Lippa, la Scuola Elementare G.B. Grassi, di cui è presente la coordinatrice del “Progetto Tirreno” la signora Eliana Ruggeri, ed infine sono presenti per l’Istituto d’Istruzione Superiore Paolo Baffi la II A dell’Istituto Professionale Alberghiero e la II C dell’IGEA Commerciale con le professoresse Daniela Biricolti e Silvana Santonocito. Un bel applauso alle scuole.

Assessore, entriamo nel vivo dopo questo applauso caloroso: ambiente. Non è un caso che sia proprio l’Assessorato all’Ambiente ad aver approvato un’iniziativa, dove poi si parla di mare e di pesca e dove ci siano tanti giovani.

 

- Pasquale Proietti, Assessore Ambiente e Turismo del Comune di Fiumicino

Allora grazie. No, non è assolutamente un caso. In primo luogo buongiorno a tutti voi.  Vi porto un saluto del nostro Sindaco Mario Canapini, che sarà con noi nel prosieguo della giornata e che sicuramente porterà un saluto istituzionale, da Sindaco della Città di Fiumicino. Tra l’altro, in apertura voglio ringraziare gli organizzatori dell’evento di questa mattina che, come Assessorato abbiamo voluto sponsorizzare e promuovere, quindi l’Associazione Pragmata in primis e la redazione di Modus Vivendi come partner di rilievo. Ecco, prima sentivo nell’apertura che Modus Vivendi si occupa proprio del binomio ambiente occupazione. Ecco, Fiumicino, a tuttotondo, è rappresentazione di questo binomio, da sempre, sin da quando, come borgo marinaresco di pescatori, non era altro che un assembramento di capanne di legno e paglia, che ospitavano durante la notte i pescatori e le loro attrezzature. C’è un bellissimo affresco nella chiesa che si trova al centro del borgo storico di Fiumicino, santa Maria della Salute, progettata da Valadier, che mostra proprio che cos’era il borgo all’epoca, con le torri costiere di avvistamento dello Stato Pontificio e le capanne dei pescatori. La presenza dei ragazzi quest’oggi non è solamente una volontà di interessare le scuole, è un qualcosa che va in linea esatta con quello che sono gli intendimenti dell’Amministrazione, che in questi anni sta cercando di sottolineare, ovvero che la consapevolezza delle risorse del territorio in cui loro abitano e vivono non deve essere solo una materia didattica da svolgersi nelle ore scolastiche, essi devono cominciare a sviluppare un senso di appartenenza al proprio territorio, che va e passa attraverso una piena conoscenza di ciò che il territorio offre e questo deve ingenerare poi una serie di principi e contenuti, che devono accompagnare la loro vita civica, perché non è scontato dire che, facendo questo percorso, si riesce ad avere poi un cittadino migliore di quello che sarebbe un cittadino non pienamente coinvolto, quindi benvengano iniziative che abbiamo voluto promuovere all’interno di un programma più  ampio di iniziative, finanziate, oltre che dal Comune, dal Ministero dell’Ambiente, quindi è importante sottolinerarlo, proprio perché il territorio comunale per il 60% è interessato dalla presenza, ed i ragazzi bene lo sanno, della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Proprio dal nascere dall’istituzione di questa Riserva Naturale, che ha un’estensione notevole, che coinvolge otre al territorio comunale di Fiumicino, quello di altri municipi di Roma, è nata un’azione di partecipazione fra i cittadini e le scuole, che poi ha dato vita a quello che ha citato prima lei, ovvero al “Progetto Tirreno”, che è una cosa che è andata avanti negli anni, e come piace dire agli insegnanti, che vedo qui presenti e che saluto, è tra l’altro un prodotto evidente ce l’ha avuto, perché io da ragazzo, oggi ventinovenne, ho potuto partecipare, come studente, ad attività del “Progetto Tirreno” e oggi mi trovo, come Assessore, a sponsorizzare e a patrocinare le attività, che continuano ad essere svolte da questi insegnanti, che sono incredibili. Abbiamo avuto di recente una consegna di eco-certificazione agli istituti scolastici, abbiamo potuto vedere i lavori che vengono svolti durante gli anni. Sono persone che dedicano molto alla scuola, non solo come professione ma anche come vocazione personale, quindi io non finirò mai di ringraziarli per questo. Quello che viene fatto nei confronti di questi ragazzi è qualcosa che va oltre l’indottrinamento scolastico, è un processo di accrescimento del senso sociale d’appartenenza e del senso civico, che ognuno di noi deve sviluppare. E tutto succede, come dicevamo, in un punto del territorio nazionale che è singolare, che è Fiumicino. Proprio perché, come abbiamo detto, Fiumicino è legato alla storia della pesca, Fiumicino è però oggi anche un luogo all’attenzione di tutti noi: fortemente fragile sotto l’aspetto ambientale, proprio perché abbiamo una presenza incombente, che è quella dell’aeroporto intercontinentale, che da tempo svolge un’attività che ha un forte impatto ambientale. Abbiamo poi tutto quello che consegue all’essere nati e vissuti sulle foci minore e maggiore del fiume Tevere, che sapete quale importanza ha a scala nazionale a livello di portata. Portata significa, quindi, impatto sulle acque costiere. Abbiamo tutto un sistema di attività dell’entroterra, che comporta anch’essa impatto sul sistema ambientale, mi riferisco all’agricoltura, che meriterebbero un approfondimento di per se stesse, e in più c’è l’attività antropica. Questi territori sono stati da sempre fortemente inurbati ed antropizzati e quindi tutto questo sistema non fa altro che mettere continuamente a dura prova l’ambiente di Fiumicino. Quotidianamente lavoriamo. Senz’altro avrete tutti voi seguito sulla stampa locale la vicenda sulle famose alghe killer, che la scorsa stagione balneare hanno interessato le acque del mare di Fregene. Potete immaginare che cosa per noi abbia significato vedere la località di Fregene, che comunque non sta vivendo una stagione felice, visto il quadro nazionale che riguarda l’economia dell’attività balneare, essere sbattuta in prima pagina come il luogo più tremendo del mondo, a cui si sommavano altri problemi, come quelli della località di Focene o Fiumicino, esposte sempre più all’aggressione marina ed all’erosione degli arenili, questo, di certo, non dava un quadro incoraggiante. Cos’è che l’Amministrazione vuole fare per dimostrare un concreto interessamento in merito a queste problematiche? Abbiamo, in primo luogo, l’intenzione di continuare a svolgere attività di educazione ambientale all’interno delle scuole. Sul tema della qualità delle acque di balneazione abbiamo intenzione di strutturare in modo completo quello che l’anno scorso era partito come progetto pilota, ovvero dotarci di un sistema di rilevazione della qualità delle acque di balneazione, che non fosse quello di esclusiva competenza dell’ ARPA Lazio, che produce i dati alla Regione Lazio sulla balneazione, ma avere sul territorio un gruppo di tecnici e biologi, capaci di analizzare la qualità delle acque di balneazione, in modo tale che, giornalmente, magari mettendolo anche sul sito dell’amministrazione, riesca a dare una visione dello stato di salute delle nostre acque. Senz’altro da continuare anche con interventi strutturali sulle strutture e sugli impianti, per migliorare le qualità delle acque di balneazione e, allora, ecco che abbiamo voluto investire dei fondi per gli interventi da fare sull’impianto di depurazione di Fregene e sulla foce dell’Arrone, che era stato individuato come punto nodale dei problemi di inquinamento delle acque di balneazione. Stiamo promuovendo, e spero che la cosa entri nel vivo presto e velocemente, uno studio su alcuni agenti biologici dei batteri, capaci di interagire con l’inquinamento delle acque e solo della prima fascia costiera delle acque, in modo tale che possano fitodepurare quello che viene sversato dal fiume Tevere e dai canali di bonifica e questo, sommato ad un intervento di ingegneria ambientalistica che verrà programmato, spero a breve, perché io mi sento di promuoverlo appieno, sul cosiddetto stagno di Focene, che è un posto stupendo che invito tutti a visitare, che si trova all’interno di Macchiagrande di Focene, che però da tempo non viene manutenuto in alcun modo, e quindi, utilizzando le accortezze e gli interventi che risultassero sostenibili dall’ambiente, dobbiamo agire per attuare una fitodepurazione anche su questo stagno, perché è collegato ad una rete di canali di bonifica, che portano a mare una serie di sostanze organiche, che poi sono il nutrimento principale di quelle alghe che avete visto proliferare la scorsa stagione. Quindi maggiore informazione, maggiore cura in quelli che sono i sistemi di depurazione, interventi di ingegneria ambientale per quanto riguarda il sistema dei corpi idrici interni e poi un monitoraggio costante e fisso con un laboratorio che, spero presto, visto che gli acquisti sono stati fatti, riuscirò ad inaugurare in Assessorato per Fregene e per tutte le località del territorio comunale di Fiumicino, proprio per dare una risposta e per cercare di evitare che Fiumicino sia abbinato ormai solo ad aspetti negativi e che invece, sottolineando come questa interazione ambiente occupazione delle attività di mare è un qualcosa di efficace e di vivo, si riesca a dare un aspetto più accattivante a questa località che, come abbiamo detto prima, si trova in un punto strategico anche rispetto a Roma ed al sistema del centro Italia e che di certo si merita un trattamento migliore di quello che abbiamo visto le scorse stagioni balneari sui giornali. Detto questo non voglio togliere altro tempo, passo il microfono a chi proseguirà l’approfondimento degli argomenti, spero che da questo tavolo di questa mattina, che seguirò finché potrò, perché questo bellissimo incontro avviene in concomitanza con il Consiglio Comunale, quindi è probabile che io tra poco venga chiamato per il Consiglio Comunale, spero che da questo tavolo escano spunti interessanti che possano essere poi messi all’attenzione dell’Assessorato e dell’Amministrazione tutta e che ci siano in futuro altri incontri come quello di questa mattina, che coinvolgano le scuole ma anche tutte le organizzazioni ed associazioni che ho visto coinvolte oggi, proprio perché, più si approfondisce il tema, più si riesce a studiare degli scenari futuri strategici, che possono migliorare e rendere il sistema attuale ancora più estroverso all’occupazione e a una forma di interazione tra ambiente e pesca, che porti i suoi frutti in modo sempre più soddisfacente. Grazie.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie Assessore Proietti. L’Assessore ha messo sul tavolo una serie di temi stimolanti, una serie di temi che io vorrei rivolgere al Professore Marco Marcelli che, essendo docente di oceanografia biologica, conosce bene cosa siano le alghe killer e cosa significa conservazione degli ambienti marini, quali possano essere gli interventi di ingegneria su un ambiente tipo quello dello stagno di Focene ma come possano essere, e se ne parlerà nella seconda parte, come possano essere quelli sul nuovo porto di Fiumcino. Professor Marcelli, voi, come Tuscia, so che siete attivi non solamente su questo tratto di mare ma in maniera molto più ampia. Cosa significa far convivere attività antropiche così importanti e, sotto certi aspetti, così rilevanti con un ecosistema, invece, così fragile e già fortemente provato dai decenni passati?

 

- Marco Marcelli, Docente di Oceanografia Biologica presso l’Università della Tuscia

Buongiorno a tutti, mi scuso per la raucedine, saluto tutti i ragazzi.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Mi sono dimenticato nella presentazione del Professor Marcelli di un fatto importante. Il Professor Marcelli è nel direttivo nazionale della FEE Italia, di cui i ragazzi lavorano poi al progetto Eco-School, per cui tengo a dirlo, anche perché poi la FEE Italia ha molto da dire anche sullo stato delle coste, perché è l’organizzazione che da molti anni assegna le “Bandiere Blu”. Era soltanto un’aggiunta di presentazione ma per dire che è, quindi, doppiamente gradito l’intervento del Profesor Marcelli, non solo come docente ma anche come rappresentante di un’organizzazione così importante per il mare.

 

- Marco Marcelli, Docente di oceanografia biologica presso l’Università della Tuscia

Allora, risponderò a quello che ha detto Marco Gisotti riguardo all’ecosistema ed all’interazione degli ecosistemi marini, perché io parlo di ecosistemi marini e poi vedremo il perché. Faccio una piccola premessa: è un po’ quello che ha già detto il comandante Manna, quello che ha detto l’Assessore: c’è un uso multiplo del mare. Quindi molte attività che, contestualmente, sono presenti sullo stesso territorio, che è molto esteso: la fascia costiera, che è una linea sottile, e su questa linea sottilissima incidono moltissime attività, moltissimi interessi, come la pesca, il turismo, la balneazione, l’archeologia, la storia. Abbiamo sentito tutte queste parole sino ad adesso e poi anche le industrie e poi anche la conservazione della natura. E la natura è l’unica fra tutte queste attività che non ha voce in capitolo, perché la natura di suo non parla, non ha modo di ribellarsi, alzando la voce e dire “guarda che mi stai facendo male!”. Invece ogni categoria delle attività dell’uomo, tutte le altre attività hanno voce in capitolo, perché la pesca, se qualcosa la danneggia, ha modo di parlare, e lo stesso il porto, e lo stesso gli altri, invece la natura no.  Questo è il motivo per cui noi dobbiamo essere sensibili verso la natura, questo è il motivo per cui fin da giovani i ragazzi devono acquisire quella sensibilità ai temi della natura, in modo da poter vedere le cose anche con gli occhi della natura, con gli occhi degli ecosistemi. E poi dobbiamo ricordarci anche di un'altra cosa, faccio un po’di esempi su questo tema. Conflitto d’interessi, tra virgolette, conflitto tra gli usi. Esempio: viene cavata la sabbia, cosa che è successa anni fa ad Anzio e, Roberto Arciprete, che parlerà dopo, lo sa, e viene fatto per poter fare il ripascimento per le spiagge. Si sana il problema delle spiagge e si fa un danno alla pesca. In questo caso, come vedete, quando si analizza il problema quindi in questi casi, l’Assessore ha parlato di una serie di interventi, monitoraggio…, tutte cose che devono essere fatte ma che hanno bisogno anche di qualche cosa in più, che è la conoscenza. La conoscenza, si sa, è il momento fondamentale, che indirizza poi le decisioni. Il problema italiano, e mi riallaccio a ciò che ha detto il Comandante Manna, è che noi ci ricordiamo che il mare esiste durante la stagione balneare. Noi in questa sala magari no, c’è il “Progetto Tirreno”, c’è chi vive sul mare… ma al di fuori la sensibilità che c’è anche nello Stato, nella Pubblica Amministrazione ed in genere in Italia, è quella di un mare che esiste d’estate, quando la gente deve andare a fare il bagno, per cui diventa importantissimo il problema dello ostreopsis e delle altre alghe tossiche di cui si sente parlare ed, in tale ambito, noi vediamo che la mancanza di attenzione verso il mare è una realtà. Io insegno oceanografia biologica e lavoro da circa venti anni sul mare, ho condotto campagne oceanografiche e pensate che non esiste a livello accademico la figura del professore di oceanografia, in realtà io faccio parte del raggruppamento di ecologia, ossia non esistono oceanografi in Italia. Il nostro è uno dei pochi Paesi europei, ivi comprese Austria ed Ungheria, dove non c’è il professore di oceanografia, perché questo appartiene ad altri raggruppamenti disciplinari: meteorologia, ecologia, biologia, materie complanari, con cui non esiste proprio il concetto di costituire una cultura del mare. E ciò è abbastanza grave. Ma ritorniamo ai nostri problemi che sono legati all’influenza del territorio sull’ecosistema e molto spesso ci dimentichiamo di una cosa, cioè vediamo un problema locale e cerchiamo di risolverlo localmente, molto spesso, invece, il problema locale va affrontato in maniera remota. Che cosa ha provocato il deficit sedimentario che provoca l’erosione delle spiagge? Perché non c’è più apporto del Tevere? Iniziamo a vedere l’ambiente, non solo nel problema ed in maniera settoriale, affrontandolo specificatamente. Bisogna invece costruire un substrato che guardi in maniera sinottica ed olistica - il  che significa da tutti i punti di vista e tutti i punti di vista insieme - che discutono e vedono quali possano essere le soluzioni, non solamente a breve termine ma soprattutto a lungo termine. Probabilmente, a volte, le cause di un danno, che si viene a produrre su di un sistema costiero, sono soltanto una risultanza di tutto ciò che viene dall’entroterra. Noi facciamo una serie di cose sull’entroterra: tagliamo i boschi e li ripiantiamo, mettiamo le dighe e le leviamo, compiamo una serie di interventi sul territorio, senza pensare mai a ciò che succede sulla costa. Vi assicuro che anche negli studi di impatto ambientale, che si fanno per le grandi opere, parlo di quelle terrestri, non c’è mai la voce “effetti sul sistema costiero”. Perché non c’è la voce “effetti sul sistema costiero”? Forse chi vive sulla costa ha meno rilevanza di chi vive nell’entroterra? I problemi di chi vive sulla costa non sono di pari livello? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Questa è una domanda seria, che tutti voi dovete avere. Parlo ai giovani, soprattutto. Una sensibilità da acquisire sin da piccoli e di battervi per il bene più importante che possedete, perché il mare è il vostro futuro, come vita e come lavoro. Io, tutto ciò che ho avuto nella mia vita, lo devo al mare: ho lavorato e vissuto sul mare, ho navigato sul mare, sono stato imbarcato per oltre cinque anni sulle navi oceanografiche e per il mare combatto, perché è lui che mi da i mezzi per sopravvivere e per costruire la mia famiglia e per chiudere la mia esistenza, cercando di fare qualcosa di buono. Ma tornando ai problemi locali, cha hanno tanta ripercussione. Ciò di cui spesso ci si dimentica è che il mare è un sistema dinamico e non va visto come un qualcosa di fisso, il mare si muove di continuo e cambia nel tempo e nelle stagioni, e cambiano con esso le associazioni di flora e fauna che in esso vivono. Quindi il sistema di conoscenza di base integrata è lo strumento che poi porta ad affrontare meglio le problematiche. E’ stato citato il problema delle opere costiere. Sono stati citati il problema delle alghe tossiche, il problema dell’erosione costiera: è una lunga serie. Tra questi voglio aggiungere quello dell’eutrofizzazione, uno dei problemi marini di cui si parla. Abbiamo citato ad esempio il problema dell’erosione costiera. Risolviamo il problema dell’erosione costiera e viene danneggiata un’altra categoria. Mettiamo - è successo nel Lazio - delle bandiere a difesa dei litorali, risolviamo il problema della spiaggia ma spostiamo il problema da un’altra parte, perché togliamo la competenza al trasporto solido litoraneo, lì localmente, e questo si sposterà più a nord. Quindi come affrontare i problemi? Uno: studiare le cose in maniera sinottica, con le scale di tempo e spazio adeguate, non localmente, non a piccola scala. Guardiamo le cose nel loro insieme. Potrei fare un’innumerevole quantità di citazioni su studi e interventi che, fatti localmente, hanno prodotto dei danni da altre parti. Lo stesso intervento sul litorale… bisogna pensare: stiamo facendo bene o stiamo facendo male? Stiamo facendo bene qui ma spostiamo il problema da un’altra parte? Quindi la dimensione del problema è fondamentale. Gli strumenti per fare questa analisi oggi incominciano ad esserci. Come avrete capito, io mi occupo, oltre che di problemi locali, di erosione costiera in particolare, per la dinamica del litorale, e quindi di modelli matematici. Mi occupo anche di modelli di scala del Mediterraneo, cioè di come sta cambiando il Mediterraneo nel tempo, anche in funzione dei cambiamenti climatici. E anche lì il problema è il medesimo. Che cosa influenza il cambiamento del clima del Mediterraneo? La tropicalizzazione, si sa che la temperatura sta aumentando… ci sono però delle fluttuazioni, che anche voi avete notato nella vostra esperienza sul tempo, che vanno filtrate, per riuscire a capire qual è il vero trend, perché si sente dire: “quest’anno è stato freddo”. “No! Trent’anni fa ricordo che l’inverno era freddo lo stesso!” e, quindi, capire qual è il problema, significa riuscire ad inquadrarlo nello spazio e nel tempo, definendone le dinamiche corrette. Naturalmente ciò che ho detto non è esaustivo. A livello locale le due problematiche evocate dall’Assessore, ovvero l’erosione costiera da un lato, che provoca danni, è un sistema che va considerato nell’ottica di una scala adeguata, in un’unità fisiografica da Anzio a Capo Linaro almeno, non va visto localmente. E un altro problema locale, quello delle alghe tossiche, va visto sul Tevere, non solo sull’Arrone e non solo localmente. Quindi c’è bisogno di una visione sinottica, perché i dinoflagellati tossici, cioè quelle specie che colpiscono esclusivamente in estate, sono tipiche dell’estate, sono specie che si sviluppano solo in estate, purtroppo, non sono specie che si sviluppano durante l’inverno. Perché ogni gruppo tassonomico ha il suo periodo di fioritura, come le piante terrestri. Quelle fioriscono in estate. Quindi dobbiamo fare mente locale che ci sono sempre quelle specie tossiche, non possono essere eliminate. Ciò che si può fare è ridurre quell’apporto di nutrienti, e mi sembra che il Comune di Fiumicino stia facendo, in maniera tale da impedirne un’esagerata fioritura. Spero di essere riuscito a dare delle risposte ma voglio restituire la parola a Marco Gisotti, scusandomi di essermi dilungato forse troppo.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ringrazio e voglio sottolineare che le sue risposte ci sono sembrate esaurienti ed in quanto tali non c’è stato un dilungarsi, anzi, sono temi che forse richiederebbero tavole rotonde ad hoc, richiederebbero studi ad hoc. E’ importante questo aver richiamato ad una visione sinottica, olistica dell’aspetto mare. Non è un solo problema che si può risolvere, non è una sola occasione di sviluppo che si può guardare. In questo senso mi viene spontaneo passare la parola a Venneri, che rappresentando una delle più importanti associazioni ambientaliste italiane, che è appunto Legambiente, ed essendo il responsabile mare di questa associazione, loro non soltanto si occupano di condurre campagne, da “Spiagge Pulite” a “Goletta Verde”, ma Sebastiano Venneri, in particolare, si è occupato per l’associazione proprio dell’impatto di queste attività umane, dalla pesca in giù e soprattutto del rapporto con le associazioni di categoria, che non significa solamente sensibilizzazione - che pure è necessaria - dei cittadini verso una spiaggia pulita, ma è parlare con chi sul mare ci lavora, chi il mare lo gestisce per conto nostro, come rapportarvisi e come salvaguardarlo anche per le future generazioni. Sebastiano Venneri.

 

- Sebastiano Venneri, Responsabile Mare di Legambiente

Grazie, Marco. Sì, tu ricordavi prima le iniziative che Legambiente mette in campo ogni estate, da “Goletta Verde”, quella più conosciuta, ormai è una campagna che ha più di venti anni e che è andata crescendo nel corso di questi anni, nella direzione che è stata indicata pocanzi, cioè è nata come una campagna stretta sui temi della balneazione, quindi sul mare inquinato: testiamolo, analizziamolo, verifichiamo quanto è inquinato. Ma poi, strada facendo, anche noi abbiamo preso atto di questa urgenza che il mare stesso ti trasmette. Il mare, per sua natura inconfinabile, dove non si possono tracciare delle linee che delimitano diverse attività, il mare, essendo un elemento estremamente inconfinabile, come tale, pretende un approccio unitario ai suoi temi. Non è mai possibile, diceva prima l’amico Marcelli, affrontare un tema, quello della balneazione, piuttosto che quello della spiaggia o della pesca. Ognuna di queste attività rimanda all’altra in un gioco continuo, in un gioco ineludibile ed è per ciò che noi abbiamo sempre battuto affinché questo territorio, il territorio mare, avesse in qualche modo, se non di governo, almeno di confronto, unico tra tutti i vari soggetti, le varie competenze, i vari organismi, le varie autorità che esistono su questo territorio. Ma ecco perché diciamo anche oggi, e veniamo allo specifico, il tema di pesca e con tutto ciò che con essa agisce e interagisce. Parlando di questo settore, tu hai ricordato come Legambiente abbia fatto un po’ da apripista nel cercare un confronto, un dialogo una collaborazione con il mondo degli operatori del settore. Molto spesso chi vede dall’esterno immagina che ci siano gli ambientalisti da un lato ed i pescatori dall’altro, quasi fossero due fronti contrapposti, perché gli ambientalisti  vorrebbero preservare e conservare la risorsa, invece i pescatori sono interessati a saccheggiarla. Non è assolutamente così, è vero il contrario, il mondo dei pescatori è forse quello più interessato a preservare e tutelare una risorsa che è anche fonte di reddito, ovviamente, per loro. Come anche il mondo degli ambientalisti, almeno per quelli del nostro Paese, almeno credo, che ammetta l’importanza del mondo della pesca all’interno di territori. I territori del nostro Paese sono territori che hanno conosciuto la presenza dell’uomo da secoli, addirittura da millenni, e che si sono conservati nelle loro caratteristiche anche grazie alla presenza dell’uomo. La pesca è stato un settore fondamentale, al pari degli aspetti naturalistici più estremi. Pensate solamente alle aree protette marine. Nelle aree marine protette italiane opera i circa 2/3 della pesca costiera artigianale, ovvero tra le aree marine protette istituite e quelle in via di istituzione per i siti di reperimento. Tutto questo per dire la svolta in questo settore. E vedo qui, in questo senso, del materiale distribuito ai ragazzi delle scuole. Che si è avuta negli anni novanta, sostanzialmente, con una forte accelerazione nel processo di istituzione e di gestione delle aree marine protette. La si è avuta quando si è assorbito il mondo della pesca all’interno di questi settori, si è intuito che questi luoghi non potevano essere dei luoghi vincolati nella maniera più classica possibile, escludendo un’attività, come quella della pesca, che faceva parte anche di quell’equilibrio, di quell’ecosistema, purché si parli, ovviamente di pesca costiera artigianale, e non di grosse pesche industriali o, addirittura in alcuni casi, di pesche illegali che, tuttavia, avvengono nel nostro Paese. Quindi noi abbiamo, credo, con forza ricercato un rapporto ed un confronto con una categoria che ha avuto un ruolo forte, anche nei meccanismi di tutela e di gestione delle risorse in questo paese, anche nella tutela di aree di grande pregio. È chiaro che non voglio eludere i problemi del settore, nonostante stiamo parlando di un comparto che fa parte della storia di questo Paese, però è chiaro che è un settore che vive da troppi anni situazioni di emergenza e situazioni di crisi. È un settore che spesso fa la parte del parente povero. Prima si ricordava che la pesca fa riferimento all’agricoltura e questo, in un paese come l’Italia, non è “carino”. Non è “carino” che vi sia un Ministero delle Politiche Agricole, all’interno del quale c’è anche la pesca. Come se fosse una cosa un po’ scomoda, del resto è anche il mare il parente povero del nostro paese. Vi ricorderete che vent’anni fa, quando vi fu la moda dei referendum che dovevano abrogare ministeri a destra e sinistra, l’unico ministero che ne fece le spese fu il Ministero della Marina Mercantile, che era in qualche modo il luogo dove gli interessi del mare trovavano la loro casa, la loro casa comune. Quindi, diciamo che la pesca risente un po’ della scarsa considerazione che il territorio mare ha in questo paese. E le situazioni di emergenza e di crisi, che attanagliano il settore della pesca, sono figlie, a mio parere, anche di questa scarsa attenzione. Forse negli ultimi anni si sta cercando di venire incontro e di restituire centralità e peso a questo settore. Credo ci voglia uno sforzo, non dico di fantasia, ma uno scatto di reni, per far fare un salto di qualità non solo della pesca, quale attività, ma anche del pescato, oggetto di mercato. A questi due settori, puntare sulla qualità e sull’attenzione al consumatore. Puntare anche sulle tipicità e sui prodotti certificati. Dico solamente una cifra - per chiudere - il nostro Paese è primo in Europa per quantità di prodotti di DOP (denominazione origine protetta), insieme alla Francia noi ce la battiamo intorno ai 150, più o meno, per i prodotti DOP, ebbene, di questi prodotti nessuno viene dal mondo della pesca. Neanche la bottarga di Cabras, neanche il tonno di Favignana, neanche la colatura di alici di Cetara, neanche le alici di Monterosso sono riuscite ad avere il marchio DOP dell’Unione Europea e questo, secondo me, è un paradosso, insisto, per un paese come l’Italia che ha un livello di produzioni di qualità altissimo, che ha tantissimi prodotti di qualità che potrebbe valorizzare ed affermare sui mercati italiani e sui mercati stranieri e che, invece, preferiamo venderli senza valorizzarli, pescarli senza farli pesare su di un mercato che è sempre alla spasmodica ricerca di prodotti di qualità. Allora mi piacerebbe che si affrontasse un percorso di questo tipo anche nel settore della pesca, come è stato fatto in agricoltura, come è stato fatto in zootecnia nel passato e il settore ricercasse sempre più strenuamente sempre più qualità, che - in una battuta - vuol dire anche meno quantità e più qualità! Grazie.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie a Sebastiano Venneri, che in qualche maniera ci ha già catapultato nella seconda parte del dibattito. Ha messo tanto di quel pesce sul fuoco, che ci sarebbe da rispondere – io,tra l’altro, vedo già il Presidente della Commissione Agricoltura… - avrei quasi voglia di chieder subito una replica, se è vero poi che la pesca è una cenerentola… però, per rispetto dell’ordine dei lavori, e su tutto questo voglio che anche i rappresentanti del mondo della pesca entrassero nel vivo, quindi aspetteremo la seconda parte della conferenza, che diventerà più viva, con qualche spunto, anche polemico ma in senso costruttivo. Bene, a questo punto, invece, mi interessava sapere dalla dottoressa Fioracci, che è la responsabile dell’Ufficio Europa del comune di Fiumicino, come le indicazioni dell’Europa e come le osservazioni, le linee, le direttive di un continente, perché ormai l’Europa, a ventisette di fatto, rappresenta l’intero continente, con paesi che hanno problemi anche diversissimi, perché, chi si affaccia sui mari del nord, sicuramente ha problematiche, prospettive, linee di sviluppo diverse dalle nostre. Però l’Europa come entra sul rispetto dell’ambiente, sullo sfruttamento delle risorse ambientali - e nello sfruttamento delle risorse ambientali bisogna includere tipicamente la pesca, perché la pesca è un bene naturale dei nostri mari - e come può essere di aiuto e anche di vincolo alle politiche territoriali?

 

- Anna Fioracci, Responsabile Ufficio Europa del Comune di Fiumicino

Buongiorno a tutti! Bene… in effetti volevo proprio intervenire su questo, perché la Commissione Europea, quindi la Comunità Europea, in merito a questi temi, i temi del mare, degli oceani della pesca… Noi siamo proprio nel periodo in cui è stato pubblicato il “Libro Verde” della politica marittima della Commissione Europea. Pubblicato nel giugno del 2007. E noi siamo nel corso del periodo di consultazione, perché c’è un periodo di un anno di consultazione, il 30 giugno… no, è stato pubblicato nel 2006. Scusate. Il 30 giugno del 2007 scade il periodo di consultazione. Cosa si intende per periodo di consultazione? Un periodo in cui ciascun cittadino, organismo, organizzazione, eccetera, può far pervenire alla Direzione Pesca e Affari Marittimi della Commissione Europea il parere delle osservazioni e delle proposte in merito agli argomenti relativi al mare. Agli interventi sul mare e come va visto, come vanno fatti questi interventi, oltre che per il mare anche per gli oceani. Perché il continente europeo è circondato da quattro mari, per i ragazzi questo è un ripasso: il Mar Mediterraneo, il Mare Artico, il Mare del Nord ed il Mar Nero. E abbiamo due oceani: l’Atlantico e l’Artico. Quindi diciamo che le superfici marine ed oceanografiche sono superiori al territorio della terraferma, in termini di estensione, un’estensione superiore delle superfici marine rispetto alla terraferma del continente europeo. Proprio per introdurvi a questa giornata che celebra il mare,  una cosa molto simpatica e interessante. Penso che a Fiumicino - ed io vivo qui a Fiumicino da oltre venti anni - non mi è sembrato di sapere che in precedenza siano stati organizzati dei convegni su questo tema specifico. E’ un’opportunità di riflessione che appunto è importante cogliere, perché il mare, questa immensa risorsa naturale e vitale, che circonda la terraferma, ha bisogno di essere tutelata e valorizzata, al fine di conservare le sue caratteristiche tipiche e contribuire al benessere ed alla crescita economica. È importante quindi che si faccia proprio pressione su di un approccio antropico sano, vitale e conservativo di questa grande ricchezza. È proprio in questo spirito che la Commissione Europea ha adottato il “Libro Verde” su una futura politica marittima dell’Unione Europea. Il libro è disponibile sul sito della Direzione Pesca e Affari Marittimi della Commissione Europea, frutto del lavoro e dello sforzo di sette commissari, responsabili di diversi settori politici, chiaramente connessi al mare. E sono i Commissari: Dimas dell’Ambiente, Potonic per la Scienza e la Ricerca, Barot per i Trasporti, Hubner per le Regioni, Borg per la Pesca e Affari Marittimi, Veregen per le Imprese e Industrie e Quiebats per l’Energia. Diciamo che questa task force dei Commissari Europei ha prodotto anche, con la partecipazione anche di altri commissari, il documento di consultazione per una gestione integrata e innovativa degli oceani e dei mari nel rispetto dello sviluppo sostenibile dell’ambiente. Il libro, infatti, iscrivendosi nel contesto della strategia di Lisbona, che sicuramente se ne è parlato a iosa in questi anni, offre a tutti noi la possibilità di riflettere insieme su quale sia la strategia migliore sul futuro di una politica marittima dell’Unione Europea, capace di creare occupazione e proteggere allo stesso tempo l’ambiente marino. L’idea, che sottende in prospettiva in un’azione combinata, è nuova, nuova anche per l’Europa. e la Commissione, infatti nel corso del lavoro si è resa conto della quantità di nuovi temi da affrontare e l’importanza delle nuove competenze da sviluppare. Difatti, sino ad oggi, le politiche comunitarie in materia di trasporti marittimi, industria, regioni costiere, energia offshore, pesca, ambiente marino e altri settori pertinenti sono state sviluppate separatamente. Chiaramente si è tenuto conto del loro impatto reciproco ma non si sono osservati legami più profondi, esistenti fra dette politiche, non si è esaminato con sistematicità il modo in cui poter combinare queste politiche, per evitare l’adozione di misure, a volte, in contrasto tra loro, che possono avere delle conseguenze negative sull’ambiente marino: ridurre i benefici che potrebbero derivare da nuove attività, oppure imporre dei limiti sproporzionati, magari sulle attività marittime. Infatti, pensate che, per fare qualche esempio, la Comunità Europea e i suoi membri aderiscono ad oltre cento accordi multilaterali in materia di affari marittimi. A livello europeo ci sono sei agenzie che si occupano di questioni relative ai mari. L’Agenzia della sicurezza, del Controllo della Pesca, dell’Ambiente, l’Agenzia Spaziale, Difesa e Gestione, operativa alle frontiere esterne agli stati membri. Inoltre le responsabilità riguardo le varie attività marittime sulle acque costiere, attribuite e coordinate in modo diverso da ciascun stato membro, - questi sono solo alcuni esempi - diciamo che fanno capire la diversificazione dell’approccio nei confronti del mare, immensa risorsa. Dicevamo prima che, appunto, le superfici marine sono più estese rispetto al totale della terraferma del continente europeo. Inoltre quasi la metà della popolazione dell’Unione vive a meno di cinquanta chilometri dal mare, anche se la popolazione si concentra in aree urbane lungo la costa. Le regioni costiere esercitano un’attrattiva economica e turistica sempre più forte ed è per questo che sarà necessario prestare una sempre maggiore attenzione ai rischi che ne derivano. Quali l’inquinamento, le alluvioni, la rapida riduzione della biodiversità marina e l’erosione costiera e al modo anche di evitarli. Anche qui, per fare qualche esempio, quindi dare qualche idea, della taratura della situazione e dell’importanza di tutto ciò che si concentra sulle regioni. Le regioni marittime rappresentano oltre il 40% del pil europeo. Si stima che in Europa, otto dieci milioni di persone praticano la pesca in mare per sport o diporto, con un corrispondente settore industriale del valore di otto dieci miliardi di euro. Si stima che esistono - questi sono dati fonte Eurostat - che esistono circa tremila porticcioli costieri nell’Unione Europea con un milione di posti di ormeggio. Un altro dato è che nel periodo 1990 – 2020 la spesa pubblica dell’Unione Europea, destinata alla protezione delle coste contro il rischio di erosione e di inondazione, raggiungerà in media i cinque miliardi e quattro di Euro l’anno. Ecco, questi sono, per quanto riguarda, ad esempio, l’acquacoltura, che rappresenta il 19 - 20 % della produzione ittica totale dell’Unione: entro il 2030 fornirà più della metà del pesce consumato in tutto il mondo. Questi sono alcuni dati che danno un po’ un’idea del rapporto con il mare. Oggi in questo convegno al centro della nostra attenzione c’è il mare, “Un Mare rivolto alla Storia”, su cui il “Libro Verde” è particolarmente incentrato, al fine di contribuire a sensibilizzare i cittadini europei sull’importanza della continuità del patrimonio marittimo tra passato, presente e futuro, incoraggiando il senso di identità fra tutti quelli che traggono il proprio sostentamento e guadagno grazie alle attività marittime. Come dicevo prima, al termine del periodo di consultazione, che sarà il 30 giugno 2007, ritengo che  sia questa un’ottima opportunità per le scuole, per inserirsi in questa possibile comunicazione, in modo da abituare anche i ragazzi a fare riferimento a degli organismi, non solo europei, ma che, insomma, con i quali abbiamo a che fare tutti i giorni. Comunque entro la fine dell’anno la Commissione presenterà al Consiglio e al Parlamento una comunicazione che sintetizzerà tutti i risultati della consultazione sul “Libro Verde” e formulerà proposte per il futuro. Quindi per il prossimo anno avremo delle novità in merito alla programmazione europea. Volevo ricordare che tra pochi giorni, domenica 25 marzo ricorre il 50° anniversario dei Trattati di Roma, firmato il 25 marzo 1957 e che costituì la creazione della Comunità Economica Europea, della CEE e dell’EURATOM tra i sei Stati fondatori. E colgo l’occasione, inoltre, approfittando della presenza delle scuole, che in concomitanza con la Festa dell’Europa, che ricorre il 9 maggio di ogni anno dal 1985, il Comune di Fiumicino, impegnato da alcuni anni in progetti in partenariato con città europee, ha presentato alla direzione competente dell’Unione Europea, in collaborazione con l’Associazione Culturale Pragmata di Fiumicino il progetto “Live in Europe”, per la partecipazione al bando relativo alla nuova programmazione Europa per i Cittadini 2007 -2013, Azione Cittadinanza Attiva per l’Europa. L’approvazione del progetto da parte della Commissione Europea comporterà per la realizzazione il coinvolgimento anche delle scuole del territorio. Con questo vi saluto.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Dottoressa Fioracci, grazie. Grazie per questa comunicazione che sicuramente farà piacere alle scuole. La dottoressa Fioracci citava una cosa, diceva che, con molta probabilità, questa è la prima volta che nel Comune di Fiumicino si fa un convegno e apre un dibattito di questo tipo. Io volevo, perciò, per un saluto chiamare rapidamente qui Monica Palozzi, che è il presidente dell’Associazione Culturale Pragmata, che ha in qualche maniera ideato e che ha coinvolto, poi successivamente, anche noi di Modus a partecipare a questo evento e mi sembra giusto darle, seppur brevemente la parola, perché senza di lei oggi noi non saremmo qui e non staremo pensando e costruendo un percorso.

 

- Monica Palozzi, Presidente dell’Associazione Culturale Pragmata

Grazie e buongiorno a tutti. Voglio ringraziare le autorità presenti: l’onorevole Lion e l’Assessore Proietti all’Ambiente e Turismo del Comune di Fiumicino, che ha contribuito alla realizzazione di questa giornata. Grazie anche alla redazione del mensile Modus Vivendi, che ci presta questa validissima collaborazione. La nostra scelta di partecipare ad un progetto per la valorizzazione del territorio di Fiumicino si è focalizzata proprio sull’organizzazione di una conferenza come quella odierna, per far sì che ci sia un momento di dialogo, di confronto, di riflessione, che noi ci auguriamo costruttivo per tutti, per il territorio, per il futuro, per l’economia. Fiumicino è un territorio molto grande, il comprensorio di Fiumicino è il secondo in Italia per vastità, e quindi presenta diverse problematiche quali quelle occupazionali e ambientali, nonché risorse del territorio vastissime. Quindi noi riteniamo che il dar luce alle problematiche che possono essere vissute sul territorio sotto l’aspetto del turismo, dell’ambiente e del lavoro del mare, possa costituire un contributo più valido di una festa, forse più visibile ma fine a se stessa. Ringrazio tutti ed auguro un buon proseguimento.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie, Monica. Grazie a nome di tutti quanti, relatori, moderatore e pubblico. Bene io per concludere la prima parte di questa mattinata, vorrei, non dico intervistare, vorrei far intervenire Francesco Scorza, con il quale tra l’altro c’è un rapporto personale di vecchia data proprio su iniziative del mondo della scuola. Francesco spesso mi ha coinvolto negli incontri di “Vivere il Mare” e di “Parchi & Parchi”, che sono marchi socio-istituzionali che la società per la quale lavora Francesco da più di quindici anni porta avanti con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con il Ministero dell’Ambiente e con altri Dicasteri, che mano a mano si affiancano su iniziative similari. Francesco, qui abbiamo anche delle scuole, voi ci lavorate da molti anni… siete riusciti a coniugare specificatamente il tema del mare, della pesca, della conservazione della natura e dell’ecosistema. E’ stata un’avventura lunga, ne è valsa la pena?

 

- Francesco Scorza, Responsabile nazionale della campagna “Vivere il Mare”

Intanto buongiorno, certo che vale la pena, è indubbio. Io ringrazio dell’attenzione, in particolare i ragazzi  e gli insegnanti, perché in una conferenza come questa la loro attenzione è importante e noi certo non stiamo catturando esattamente un’attenzione con dei temi importanti, che non sono purtroppo evidenziati come qualcosa di più allettante, come per esempio qualche immagine, ma avremo altro modo e altri tempi per farlo. Io credo che questa mattinata di confronto sia importante per voi ragazzi, sicuramente lo è per noi operatori e per noi esperti. E’ sempre importante un incontro ed un confronto sul territorio. Il territorio esprime nel piccolo e nel grande i valori che ognuno dei relatori che mi ha preceduto ha espresso, quindi le associazioni, le università e gli istituti di ricerca, i comuni, come le province, come le regioni, come i ministeri e chi ci governa, rispetto all’attenzione ed alla valorizzazione e alla sensibilizzazione su temi importanti, come quello che riguarda specificatamente il mare, la pesca, l’ambiente e l’occupazione. Noi con “Vivere il Mare” e non solo con “Vivere il Mare” ma anche con altre attività, che riguardano la scuola ed il confronto diretto tra il mondo della scuola ed il mondo delle istituzioni, siamo operativi in questo, appunto, nel trasferire in un linguaggio più semplice possibile, più adatto ai ragazzi nelle varie età, quindi dalle elementari alle superiori, dei temi importanti, degli aspetti dell’economia nazionale, delle tradizioni, delle storie, come la pesca, a più di un pubblico, come quello dei bambini, dei ragazzi e dei loro insegnanti, che, crescendo, rappresentano il futuro del nostro paese. Come diceva all’inizio il nostro giovane assessore Proietti, l’importanza del rapporto tra l’Amministrazione Pubblica, nel caso specifico un Comune, come quello di Fiumicino, ed i suoi Amministratori ed i suoi giovani cittadini è fondamentale e si traduce in orgoglio, come diceva Proietti. In progetti, come “Progetto Tirreno”, che vedono il mare come obiettivo di studi, ricerche, valorizzazioni da parte dei cittadini più giovani, che abitano e che vivono queste problematiche, queste tematiche, queste tradizioni, che magari sono trasmesse loro da parte di chi lavora, da chi è più anziano e da chi giustamente deve essere aiutato nel mantenere questa cultura e questa tradizione, che poi diventa anche occupazione. Allora cosa fanno queste nostre iniziative? Intanto cercano di tradurre il più possibile in modo facile dei temi, che vengono trattati a livello europeo, come diceva Anna Fioracci, nazionale e locale, in modo che divengano comprensibili e quindi che divengano uno strumento di dibattito all’interno delle scuole, ma ciò non sarebbe nulla, se non si desse la parola, di fatto, e la capacità di esprimersi su questi temi agli insegnanti, che Proietti diceva essere il valore aggiunto. Certo che sono il valore aggiunto, perché sono loro che hanno il governo della scuola e delle classi e dei ragazzi, e quindi la loro capacità di animare e trasferire le informazioni, e quindi di coordinare il lavoro improbo, che è quello di insegnare e, aggiunto a qualcosa di più piacevole e semplice, come di trasferire delle informazioni e lavorare con i ragazzi su temi diversi rispetto alla normale didattica è fondamentale.  Come è fondamentale dare degli strumenti, per potersi esprimere con facilità. Ecco che “Vivere il Mare” si propone ai ragazzi più grandi e quindi i ragazzi che sono alle superiori. La delegazione presente oggi dei ragazzi delle superiori forse ci conosce o se vuole conoscerci lo può fare con estrema facilità andandoci a cercare sul nostro sito che si chiama www.vivereilmare.it. Hanno l’opportunità di dire la loro proprio sulla pesca, nel caso specifico, o sul mare in generale, attraverso la realizzazione di prodotti audiovisivi, spot e video, e questo significa poter esprimere attraverso delle immagini, che sono veicolabili attraverso internet e la televisione, quella piccola, quindi le televisioni locali, quella grande, le nazionali, i sistemi satellitari, le televisioni tematiche per poter dare la propria opinione, trasferita attraverso delle immagini, dei valori che poi tornano utili anche per la promozione del territorio. Tanti ragazzi e scuole che hanno partecipato ai concorsi di questa campagna istituzionale, che si chiama “Vivere il Mare”, sono poi stati con i loro lavori testimoni dell’attività che il mondo dell’amministrazione, quindi le Regioni, le Provincie e le stesse associazioni producono, e quindi attraverso questi video divengono promuovibili, e che sono di fatto promosse attività che sul territorio vengono attuate in collaborazione e con l’attenzione dei più giovani. Noi non ci fermiamo naturalmente alle scuole superiori ma l’argomento pesca, ad esempio, è specificatamente trattato da una campagna che riguarda le scuole medie, che si chiama “Marinando”, ed invita i ragazzi delle scuole medie di tutta Italia a realizzare video o lavori teatrali, che abbiano come fulcro di attenzione la figura dei pescatori, ovvero il lavoro del mare, affinché possano localmente rappresentare tradizioni, economia, rischi anche: tutto ciò che è legato al mare, tradotto in attività e lavoro. Addirittura per i più piccoli, dicevamo che noi proponiamo per conto delle amministrazioni e quindi dei ministeri, che trattano trasversalmente il mare come ambiente o come pesca, e quindi principalmente il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio che quest’anno è diventato anche del Mare, tutela del territorio e del mare. Quindi ha acquisito specifica competenza ed il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che diceva l’amico Venneri, ha la competenza sulla pesca e l’acquacoltura e cerca di valorizzare al massimo questa competenza.  Proponiamo con loro e con il Ministero della Pubblica Amministrazione, che ovviamente è il veicolo che principalmente ci porta nelle scuole e promuove e sostiene le attività che vanno indirizzate alle scuole, anche attività per i più piccoli che vanno sotto un altro marchio, che si chiama “Parchi & Parchi”, e che assomma quindi l’idea che l’Italia è un grande scenario che va dalla più piccola riserva del Litorale Laziale alla secche di Torpaterno, area protetta marina nazionale, ai parchi nazionali di terra, e assomma un valore importante dove, in caso di mare, naturalmente, pesca, ambiente e occupazione, parlano da soli attraverso queste importanti aree protette. Per i più piccoli credo che oggi vi sia qui anche una delegazione delle elementari. “Parchi & Parchi” propone un concorso per potere rappresentare il loro ideale di area protetta, dove, legata al mare, si può parlare di alimentazione, si può parlare di pesca, di figure nuove o vecchie che praticano la propria attività in mare. Infine ciò che noi cerchiamo di fare è di mantenere alto l’impegno dei nostri ragazzi nei confronti di queste risorse così importanti e di farlo nel modo migliore, entrando nelle scuole. Oggi ovviamente siamo in questo contesto – diciamo pure - adulto, ma noi le scuole le frequentiamo direttamente, entrando nelle scuole con tante attività, con tanti incontri, con tanti materiali informativi, didattici e naturalmente anche promozionali nei confronti degli Enti e delle Amministrazioni, che rendono possibili questi progetti, e riteniamo che l’attività dei concorsi sia la forma più giusta per poter consentire agli insegnanti di poter lavorare in team con i loro ragazzi e costruire dei giochi di squadra, che consentano effettivamente ad ognuno di partecipare e di avere un ruolo e così dare un contributo importante alle Amministrazioni che promuovono queste iniziative e a noi tutti, quando abbiamo il piacere di vedere rappresentati dei lavori che nascono dalla scuola, siano essi lavori cartacei, disegni, teatrali, o documentari, video o spot, che, naturalmente, la dicono in maniera più aggiornata e spendibile possibile - come dicevo prima - in termini di fruibilità, perché  possono girare sulla televisione. Quando un prodotto della scuola arriva in televisione, raggiunge il massimo successo possibile, avvicinandosi a lavori che, vi posso garantire, per qualità nessuno mette in dubbio le capacità degli insegnanti e dei ragazzi di lavorare a livello quasi professionale e professionistico. Quindi i lavori che escono dalle scuole sono veramente eccezionali e vi invito a vederli sui nostri siti, dove ci sono rappresentati e rappresentabili esempi di lavori fatti dai nostri ragazzi, che hanno raggiunto successi importanti, come i premi durante le manifestazioni che concludono le nostre campagne. Allora l’invito - non avendo altro che la mia voce e la mia persona a chiamarvi a partecipare - è di andare a vedere i siti internet www.vivereilmare.it o www.marinando.info o www.parchieparchi.it dove potrete trovare voi ragazzi e voi insegnanti delle scuole, o voi che volete curiosare e saperne qualcosa di più su queste iniziative, tutte le informazioni utili, la storia ed il perché noi lavoriamo tanto su queste iniziative e, naturalmente, come partecipare ai concorsi, entro quanto tempo scadono, cosa si vince e, soprattutto, un invito vero a partecipare, per essere protagonisti di questa grande e importante vicenda che è il mare, che è la pesca e l’occupazione in Italia. Grazie.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie Francesco Scorza. Io vorrei salutare, ci ha raggiunto ai nostri lavori, l’Assessore al Personale del Comune di Fiumicino, il dottor Massimiliano Graux. Lo salutiamo lo ringraziamo di essere qui con noi. Io ho molta curiosità di sapere cosa ne pensano i pescatori e le associazioni della pesca, ho molta curiosità di sapere anche il Presidente della Commissione Agricoltura… che, appunto, non esiste la Commissione Pesca in Italia. Come ci sono molte altre curiosità. Io vorrei sapere dove sta lavorando questa Commissione, che deve rivedere il “Libro Verde” sulla pesca del Mediterraneo. Ci sono un po’ di domande alle quali risponderemo dopo la pausa caffè. Quindi ci prendiamo cinque minuti, ma cinque, dopo di che riprenderemo. Grazie.   

 

Pausa per il Coffee Break

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ecco che riprendiamo la nostra conferenza. In questa seconda parte avremo gli interventi di chi in mare ci lavora per professione. Già prima li avevo citati, nella prima parte della mattinata. I rappresentanti del mondo della pesca: abbiamo il presidente della Commissione Agricoltura, l’onorevole Marco Lion e, partendo dal fondo a destra, se non sbaglio, abbiamo il Dottor Brinati di Federcoopesca, poi il Dottore Rambaldi di Lega Pesca, la Dottoressa Cammarata dell’Unci Pesca, poi segue l’onorevole Marco Lion, già citato, quindi l’Assessore al Personale del Comune di Fiumicino, il Dottor Graux , abbiamo il presidente Melchiorri dell’Associazione Operatori del Porto di Fiumicino, che raggruppa un po’ tutti gli operatori della pesca di Fiumicino. Abbiamo, che si sta accomodando qui con noi, il Dottore Arciprete della AGCI PESCA, che credo non sia più Agci Pesca, ma abbia aggiunto…

 

- Roberto Arciprete, Vice-Presidente Nazionale e Responsabile Regionale Lazio Agci Agrital

Noi abbiamo unificato pesca e agricoltura…

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Spero, non - come abbiamo detto prima - a scapito della pesca! poi lo vedremo. Naturalmente la mia voleva essere solamente una battuta… e quindi il Dottore Pavia di Federpesca. Bene, prima abbiamo sentito parlare a lungo. Abbiamo detto che la pesca è il settore che la fa un po’ da cenerentola della produzione alimentare italiana, eppure il pesce rappresenta una fonte primaria per le proteine nella nostra alimentazione. Questo - se vogliamo - dal punto di vista prettamente biologico e nutrizionale. Tutti voi rappresentate in maniera organizzata le categorie dei pescatori, che quotidianamente devono confrontarsi con la produzione di pesce, e noi sappiamo che a livello globale esiste un problema, perché aumenta lo sforzo di pesca, ovvero sia, aumenta la capacità delle flotte di pesca, grazie alla tecnologia e a mezzi sempre più raffinati, però, in qualche maniera, diminuisce la quantità di pesce, anche perché ce n’è quantitativamente meno nei mari. Come si coniuga? E poi vedremo… poi mi piacerebbe risentire qualcuno anche che è intervenuto nella prima parte e che adesso è nel pubblico, perché ci sono anche degli spunti ulteriori. Però il mondo della pesca prima è stato direttamente chiamato in causa. Con un rapido giro di interventi chiediamo di conoscere l’opinione e lo stato della pesca anche come risorsa occupazionale, poi vedremo. Il mare non dà occupazione soltanto attraverso la pesca. Ma oggi la pesca ci interessa in maniera particolare. Voglio iniziare, in ordine “geografico”, partendo da qui, dal Dottor Pavia di Federpesca. Brevemente, Federpesca come si posiziona nei confronti della nostra zona? Lei rappresenta Federpesca Lazio, che differenza c’è fra la pescosità dei nostri mari rispetto al resto d’Italia e com’è la flotta laziale rispetto a quella del resto d’Italia?

 

- Armando Pavia, Responsabile Regionale Lazio FEDERPESCA

Grazie, io - come ha detto lei - rappresento quel segmento della pesca industriale che si svolge con natanti leggermente più grandi, che partono da di dieci tonnellate di stazza lorda e arrivano al massimo oggi in Italia e nel Lazio alle duecento tonnellate. I natanti oceanici in Italia stanno intorno, al massimo, a cento centocinquanta tonnellate. Un appunto che faccio, e lo faccio più a me stesso, che… credo manchi un terzo incomodo, ovvero sia, una rappresentanza di lavoratori. Noi siamo tanto abituati a parlare di pescatori, dimenticandoci che c’è una parte di lavoratori subordinati, che sono ovviamente inquadrati nella CGIL, nella CISL, nella UIL di settore. Più o meno rappresentano il 50% di chi opera professionalmente nel comparto mare. Sul litorale laziale si affacciano due province piuttosto importanti, una è la provincia di Roma, l’altra è la provincia di Latina. Gli addetti sono più o meno intorno ai millecinquecento, a seconda dei tempi, e nel Lazio sono circa cinquecento i natanti, di cui la maggior parte di questi cinquecento sono ovviamente inferiori alle dieci tonnellate, anche se quelle superiori, pur essendo inferiori per numero, hanno comunque il numero di addetti e l’apporto quantitativo economico maggiore, cioè si invertono le proporzioni e le situazioni.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

La ringrazio Dottor Pavia. Lei, invece, Dottor Arciprete, che è anche il vice-Presidente di AGCI PESCA, come l’attività di Pesca… - se ne parlava prima anche con Sebastiano Venneri – come l’attività di pesca…, ovvero quanto impatta sugli ambienti costieri e quanto invece potrebbe influire nel proteggerli? Anche perché, poi, è nell’interesse della pesca. La biodiversità marina, la conservazione del patrimonio ittico, è un interesse principale per i pescatori.

 

- Roberto Arciprete, Vice-Presidente Nazionale e Responsabile Regionale Lazio Agci Agrital

Sì, grazie di darmi la possibilità di intervenire. Sono Roberto Arciprete. Cercherò di rendere in modo più appetitoso e meno tedioso possibile il mio intervento, perché mi rendo conto che per i ragazzi andrebbe un po’ più vivacizzata, anche perché la prima parte della ripresa degli interventi è stata forse pesante. Proverò a fare questo, anche perché il mare è vita. E’ chiaro che la pesca ha sicuramente una capacità impattante sull’ecosistema marino. Ma questo va da sé, qualsiasi attività ha un impatto. Bisogna stabilire qual è l’entità di un impatto. In quali termini percentuali la pesca arriva o meno ad un impatto ambientale. Sicuramente a me l’ha fatto capire, perché l’associazione che io rappresento, ovvero, noi con Legambiente abbiamo firmato un protocollo d’intesa già da qualche anno. Abbiamo fatto lo stesso anche con il WWF. Anche perché noi crediamo, siamo convinti del fatto, che la pesca illegale è una cosa, la pesca professionale un’altra. Anche se spesso - e questo mi dispiace molto – i mass-media fanno apparire, molto spesso ed in modo errato, il pescatore quasi come - tra virgolette - un corsaro, un pirata del mare. Abbiamo davanti a noi immagini strascicanti, che provano a strascicare la figura del pescatore. Noi ci teniamo a dire che la nostra associazione, e penso di poter parlare, anzi ne sono certo, di poter parlare anche a nome dei colleghi. Ognuno di noi qui presente rappresenta un’associazione di categoria professionale, per cui noi abbiamo il dovere morale di discriminare - questo va detto nel modo più assoluto - sull’impatto: è evidente che ci sia un impatto. Poi va detta un’altra cosa, la pesca, che io prima ho sentito dire che è la parente povera dell’agricoltura, come l’agricoltura, è definita un’attività primaria, nel senso che è veramente un’attività di produzione primaria, come l’agricoltura, che, a differenza dell’agricoltura, la pesca è però un’economia di raccolta. Non che la raccolta è ovviamente l’acquacoltura, che forse si avvicina molto all’agricoltura. Il pescatore va a pescare in base alla propria esperienza, in base a quella che è la propria cultura del mare. E qui farebbero bene a sentire i ragazzi, perché poi diciamo sempre… - ho sentito dire che il cinquanta per cento della popolazione si trova praticamente a cinquanta chilometri dal mare - …io dico, spesso e volentieri, che invece non c’è una cultura marinara in Italia, anche tra chi vive sul mare. Noi conosciamo pochissimo i pesci, pochissimo l’ecosistema, conosciamo poco le stagioni, poco le correnti, non conosciamo i venti e forse questo è il motivo per cui, come diceva il Prof. Marcelli, non c’è la possibilità che la natura possa parlare, perché o c’è una cultura dietro e quindi una difesa, dato che noi facciamo parte della natura, la specie umana è natura. Spesso e volentieri invece per concezioni forse un po’ troppo antropocentriche, addirittura qualche politico, che è inutile citare, ha inteso sempre l’essere umano come qualcosa di diverso dalla natura, invece noi siamo la natura. E’ vero che modifichiamo la natura, ma mai potremmo distruggerla, perché rientreremmo in un contesto per così dire di risettamento di tutto il contesto planetario. Va detto anche che l’intero comparto effettua un mestiere molto faticoso e duro, anche se c’è il rovescio della medaglia. Chi va al mare, soprattutto il piccolo pescatore e quindi quelli con un’imbarcazione di meno di dieci tonnellate, ossia le imbarcazioni che raggiungono i dodici metri, ha ugualmente la possibilità di vivere in piena sintonia con la natura, prova ne è che anche il comparto della pesca è preposto a qualcuno che ci governa. Questo lo sta facendo la pesca, tutti conosciamo la pesca-turismo, in sostanza non è che abbia mutuato perfettamente l’agriturismo, non ci interessa mutuarlo, ma sostanzialmente è mettere in condizione persone e comuni cittadini di seguire una battuta di pesca con i pescatori a bordo, per cui si possono preparare pietanze e far vivere, diciamo così, l’attività della pesca. Vorrei inoltre, se possibile, ampliare il rapporto tra pesca e ambiente e quindi dare maggiori indicazioni al riguardo.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Intanto ci tolga la curiosità facendoci un trailer di quello che ci dirà dopo.

 

- Roberto Arciprete, Vice-Presidente Nazionale e Responsabile Regionale Lazio

Ma sì, io dico che è molto facile additare, come ho detto prima, colui che impatta in modo esagerato, per non parlare ripeto della pesca illegale che tutti condanniamo………

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ecco, vorrei, prima di proseguire con gli interventi, dare un attimo la parola ai ragazzi… c’è qualcuno tra di voi che è figlio di pescatori? Tu come ti chiami?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Claudio.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Claudio! Voi permettete che faccia parlare anche i ragazzi, sì? Bene. Claudio, ciao, alzati. Sei figlio di pescatori?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Sì.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

E la tua famiglia lavora nella pesca da generazioni?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Sì.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

E tu farai il pescatore?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Beh, poi se vede…

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ma i tuoi sono proprio di Fiumicino oppure provengono da altrove, magari dalla campagna?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

No, no, proprio di Fiumicino Fiumicino.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Mangi il pesce?

 

- Claudio, studente dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Sì!

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

E voi ragazzi mangiate il pesce? Quante volte alla settimana mangiate del pesce? E quanti di voi mangiate il pesce almeno due volte alla settimana?

 

- Studenti dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Noi lo mangiamo due o tre volte!

 

Rumori di fondo (risa dei ragazzi)

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Vi teniamo d’occhio, poi torniamo fra di voi! Perché ho chiesto questo? Tanti ragazzi qui ma in realtà uno solo è figlio di pescatori… Dottoressa Cammarata, Lei è dell’UNCI Pesca, anche per farlo capire un po’ ai ragazzi, qual è il rapporto delle associazioni della pesca con i lavoratori, come si integrano, qual è il lavoro del pescatore visto ad un livello più istituzionale? Perché Claudio, l’abbiamo visto, conosce i genitori, sa in mare qual è la fatica di uscire la notte, di dipendere dalla raccolta, che non necessariamente è sempre buona, quindi di un’economia variabile. Immagino che quella del pescatore sia la categoria più a rischio di altri lavoratori che hanno il loro lavoro ed il loro salario assicurato.

 

- Barbara Cammarata, Rappresentante UNCI PESCA

Beh, sicuramente il ruolo della nostra associazione è quello di promuovere questa attività, che soprattutto ultimamente, come tutti sappiamo, sta vivendo una fase di crisi. Noi, come associazione, parlo a nome dell’UNCI Pesca, ma credo di parlare a nome anche delle altre centrali cooperative, cerchiamo di attivare delle iniziative, volte alla formazione professionale, soprattutto ed al ricambio generazionale, perché è chiaro che, nel momento in cui non c’è una cultura anche tra i più grandi del mondo della pesca, i giovani si ritrovano ad avere un mondo poco conosciuto, non sanno di cosa si tratti. Io stessa, prima di iniziare a vivere questa attività e prima di conoscerla in maniera un po’ più approfondita, pensavo che il pescatore uscisse con la lenza a pescare e non facesse nient’altro. Quindi ritengo che ci sia una situazione di non conoscenza, generalmente diffusa tra i giovani. Trovo molto interessanti le iniziative, proposte dal Dottor Scorza, in merito alla promozione socio-istituzionale, in modo da consentire ai giovani di partecipare, attivamente ed in modo innovativo, a esperienze riguardanti il lavoro nel mare.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ecco, mi sembra importante puntualizzare sulla formazione dei giovani. Qui, mentre lei parlava, mi sono avvicinato al fondo sala, perché volevo scrutarli. Ad esempio, qui c’è una ragazza, che poco fa mi si è presentata. Lei partecipa ad un progetto che riguarda il mare ma che riguarda anche la scuola ed è il “Young Reporters”. Come ti chiami?

 

- Lucrezia, studentessa dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Lucrezia.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Lucrezia, tu stai scrivendo di questa mattinata. Se dovessi fare una sintesi in poche parole: rapporto pesca e ambiente - almeno per quanto detto finora – poi, tra l’altro, ci sono ancora delle personalità che devono intervenire e che aggiungeranno altri argomenti. Quanto hai capito e quanto ti senti preoccupata?

 

- Lucrezia, studentessa dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Beh, secondo me, se c’è un ambiente più pulito, c’è una migliore qualità della vita!

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ma tu il pesce lo mangi?

 

- Lucrezia, studentessa dell’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino

Beh, sì, insomma, ogni tanto…

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Ma come?!!... abiti a Fiumicino! No, non va bene… devi mangiare più pesce!  Torniamo al tavolo. I relatori mi perdoneranno. Ma è interessante ciò, perché smuove un pochino l’istituzionalità di questi incontri. Perché qualcuno prima me lo diceva, diventano un po’ soltanto per addetti ai lavori, invece l’intenzione è quella di arrivare, non solo ai ragazzi, ma anche ai fiumicinesi.

E continuerei ancora il giro tra i rappresentanti del mondo della pesca.

Dottor Rambaldi, di Lega Pesca, e che tra l’altro è stato il primo ad arrivare questa mattina, ben rappresentando i pescatori che, nel nostro immaginario, si svegliano presto. Lega Pesca, la sua rappresentanza, la sua attività a livello nazionale e qual è la differenza fra ciò che avviene in ambito locale? Quanto le politiche nazionali hanno effetti e vengono seguite localmente?

 

- Eraldo Rambaldi, Responsabile Regionale Lazio LEGA PESCA

Beh, in realtà non c’è molta differenza tra la situazione del Lazio e la situazione nazionale. Effettivamente la pesca a livello nazionale e mediterraneo sta attraversando un periodo di difficoltà. C’è tutta una serie di problemi legati all’ambiente, alla presenza della risorsa e ad una serie di nuove applicazioni, che in qualche modo – come diceva Arciprete – possono determinare situazioni di sovrappesca. C’è da dire che, comunque, da diverso tempo Legapesca, ma anche le altre associazioni, stanno facendosi carico di formare le categorie. Adesso, per esempio, il codice di condotta della pesca responsabile, istituito dalla FAO nel 1995, e che in questo periodo viene seguito, perché ci si rende conto che da una parte il pescatore deve essere il primo a osservare determinate regole per uno sfruttamento responsabile della risorsa. È anche vero che poi il pescatore si fa carico anche di – e noi come associazione siamo in prima linea – portare avanti certe istanze, quindi far sentire all’amministrazione nazionale ed alla Comunità Europea una serie di problematiche, che stanno attraversando la categoria, quindi una serie di problematiche legate anche allo sfruttamento delle risorse ed alla tutela dell’ambiente, ci facciamo carico di portarle nelle dovute sedi. Quindi siamo presenti con tutta una serie di iniziative. Ad esempio, qui, locale, c’è stata la problematica dei ripascimenti. Ripascimenti che, se da una parte si sono rivelati utili, dall’altra hanno creato tutta una serie di problemi, che hanno coinvolto in prima istanza diverse categorie, come la categoria dei pescatori. Così anche una serie di iniziative e di regolamentazioni, che ci sono a livello comunitario sulle taglie, per esempio, creano grossi problemi. Il bacino del Mediterraneo è una realtà a sé e da poco, finalmente, è stato istituito il “Piano di Azione Mediterraneo”, che riconosce da una parte questa tipicità della pesca nazionale e mediterranea, dall’altra, però, noi stiamo portando avanti altre iniziative, per cercare di adeguarla a quella che è la tipologia. Perché qui - abbiamo visto - che è una pesca piccola, una pesca artigianale. Se voi osservate i quadri, che hanno fatto i ragazzi, essi mostrano in realtà piccole barche. Il gran parte della pesca che ha una tradizione, una storia ed una cultura e che noi cerchiamo di tutelare.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

La ringrazio. E, invece, ultimo, ma non ultimo, Dottor Brinati. Dottor Brinati, ultimo ma non ultimo, può approfittare per fare una domanda al Presidente della Commissione Agricoltura, perchè immagino che voi abbiate tante istanze, come mondo della pesca verso le istituzioni, verso il Ministero, verso la Commissione che poi è l’organismo che legifera in materia. Immagino che le vostre istanze siano alla Direzione Europea. In passato l’Italia è rimasta molto indietro, sia come quote di pesca assegnate, sia come, forse, scarsa rappresentatività. Crede che oggi si percorra una strada giusta? Cosa si dovrebbe fare, sia per il mercato che anche per la politica della pesca?

 

- Claudio Brinati, Responsabile e Consigliere FEDERCOOPESCA

Allora, io vorrei allacciarmi al titolo del convegno di oggi: “Un Mare rivolto alla Storia” . E credo che Fiumicino sia uno dei posti ideali per fare un convegno con questo titolo. Credo che il mare e, in particolare, la storia del mare sia strettamente legata a questi territori: la foce del Tevere e le numerose peschiere romane, disseminate sulla nostra costa, il vecchio porto di Fiumicino, gli scavi di Ostia Antica, dove sono presenti i vecchi locali dove i Romani vendevano il pesce duemila anni fa. Quindi un qualcosa che ci lega fortemente il mare ed il mondo della pesca a questo territorio ma a tutto quanto il nostro territorio nazionale. Territorio che si affaccia dalla nostra penisola e la tradizione e la cultura della nostra pesca è una tradizione forte all’interno delle nostre marinerie. E’ vero che il mare Mediterraneo in questi ultimi anni sta riuscendo ad avere una sua specificità ed un riconoscimento anche a livello europeo, una specificità che è frutto anche di tante lotte e di scontri duri anche a livello politico e comunitario. Perché in realtà una diversità del bacino mediterraneo è una diversità che si rovescia poi completamente su quelle che sono le attività produttive che vi sono al suo interno. La pesca mediterranea ha assolutamente un’altra tipologia di attività rispetto alla pesca che possono svolgere i nostri partner europei, francesi, irlandesi, le coste degli olandesi che pescano in maniera totalmente diversa dalla nostra. Quindi, ciò che possiamo chiedere, e che chiediamo fortemente ai nostri rappresentanti, è di mantenere queste… cercare di portare le nostre istanze, le istanze mediterranee all’interno di quelle che sono, poi, le istituzioni europee, perché devono essere difese le nostre culture, le nostre tradizioni, i nostri modi di pescare. Abbiamo ormai questo Piano Mediterraneo, di cui si è già detto, con le sue luci ed ombre, non certo tutte luci, perché, poi, anche questo è stato visto e studiato in un’ottica molto molto atlantica e molto poco mediterranea, e sul quale, come associazione dei pescatori, stiamo lavorando, portando le istanze dei pescatori, perché è necessario intervenire. Io credo che per chi conosce la pesca… si parla della distanza dalla costa per una pesca che è anche tipica della nostro litorale, quella che viene fatta con delle draghe per la pesca dei molluschi bivalvi, che in questo caso, per quanto riguarda i cannolicchi o i lupini, che vengono posizionate da questo regolamento ad una distanza dove in realtà il prodotto non può esserci, perché vengono posizionate a più di zero tre miglia dalla costa, dove in realtà il prodotto cannolicchio viene pescato su batimetriche di quattro cinque metri, quindi a distanze estremamente inferiori. Quindi, porre questo regolamento, significa vietare in assoluto questo tipo di pesca, non renderla possibile. Queste sono una serie di istanze che poi conducono a temi anche abbastanza tecnici, che qui non è il caso affrontare. Però ciò è fondamentale, le istanze che portiamo e che chiediamo ai nostri rappresentanti politici è di far valere quello che è la specificità del Mediterraneo nei confronti dei nostri partner europei.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie. Ma prima di chiedere all’Onorevole Lion di rappresentare la Commissione. E’ stato citato il titolo della conferenza, “Un Mare rivolto alla Storia”, ed è stato citato il territorio di Fiumicino. Bene, chi meglio dell’Associazione degli Operatori del Porto di Fiumicino può parlarci del territorio, dei problemi del lavoro, delle occasioni del mercato offerte localmente e anche i tanti problemi che, probabilmente, ancora affliggono un mercato potenzialmente importante, la seconda flotta della regione Lazio. E quindi io passo la parola al Presidente Lorenzo Melchiorri per raccontarci la situazione di Fiumicino e quella degli Operatori del Porto di Fiumicino.

 

- Lorenzo Melchiorri, Presidente Associazione Operatori del Porto di Fiumicino

Buona sera, anzi, buon giorno, scusate! Che cosa devo dire? Mi prendete in un momento – diciamo - di sconforto, perché come operatore di Fiumicino… - torniamo sul territorio - abbiamo spaziato fino all’Europa… però come operatori di Fiumicino noi rappresentiamo la bellezza di centodiciotto imprese, che direttamente o indirettamente hanno a che fare con il mare. Probabilmente molti di questi ragazzi fanno parte di queste maestranze, di queste imprese, perché si tratta di cinquemila maestranze. E noi abbiamo fatto un ragionamento molto facile, quasi elementare. Noi siamo lavoratori del mare e riteniamo che sia importante che, quando si lavora, si debba avere dignità sul lavoro ed essere rispettati, e abbiamo capito che, anche a livello internazionale, c’era questa volontà di sviluppo sul mare, e abbiamo detto dieci anni fa che è importante che noi stessi, che operiamo su questa attività dalla pesca - io tra l’altro sono un presidente di cooperative di pesca, pertanto ritorniamo sempre nella .. faccio parte di questa associazione come presidente di cooperative di pesca - abbiamo fatto – come dicevo – un discorso elementare dicendo quale meglio occasione? Noi diciamo che a livello internazionale c’è una volontà di sviluppo del mare. Voi avrete sentito parlare di autostrade del mare.. c’è una volontà di rendere più sicuri gli approdi per tutti quelli che navigano. Abbiamo fatto questo ragionamento ed abbiamo detto “basta!”. Visto che si parla anche di storia di approdi di porto e, pertanto, di entroterra importante, dove una barca può approdare, visto che è importante anche il tutto, dove meglio di Fiumicino creare un porto, anche un piccolo porto commerciale? Abbiamo - diciamo - riunito tutte le nostre forze, abbiamo chiamato dei progettisti, abbiamo fatto un’infinità di progetti, sino ad arrivare ad un progetto approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sto dicendo dei nomi importantissimi, ma tutto questo non è bastato, perché il “sistema Italia” prevede, per una realizzazione che è importante per i tutti settori, ma che il dutto, il luogo di Fiumicino – come diceva prima Brinati – è – diciamo -  la storia quasi d’Italia. Si parte dalla prima unità d’Italia, con Roma, si parte dal porto di Claudio e Traiano, pertanto un collegamento dal vecchio porto, forse il primo porto d’Italia - non sono esperto di storia - ma credo che il porto di Claudio e Traiano, se non qualche porto greco in Sicilia, fu uno dei primi porti del Mediterraneo, del Tirreno specificamente. Si parte da un porto, perché voi sapete benissimo che un porto prevede l’arrivo di navi e, pertanto, l’arrivo di persone che sono in movimento, non si devono fermare, pertanto c’è bisogno di logistica, di strade e chi meglio di Fiumicino, che è circondato da otto strade importanti, come l’Aurelia, la Portuense, la Roma-Fiumicino, la Via del Mare, l’anulare, come la Roma-Civitavecchia… tutte queste cose hanno fatto sì, che noi – diciamo, tra virgolette – imprenditori, abbiamo detto “sicuramente chi di dovere darà ascolto a questa volontà”. Il ragionamento era molto semplice. Abbiamo detto. Perché tutto faceva presupporre che era facilissimo che questo concerto andasse avanti, però la condizione principale era che le attività esistenti stanno e continuano a stare in un porto, che è diventato un porto molto poco praticabile per vari motivi. C’è la foce del Tevere, sono cambiate le condizioni meteo-marine, sono stati ristrutturati i moli, pertanto c’è un’onda di ritorno, pertanto - come voi ben capite se fate una passeggiata sul porto canale di Fiumicino – vi accorgerete che, quando ci sono condizioni cattive di tempo, le barche sono tutte costrette a salire verso ponte, perché è impossibile ormeggiarle poi verso foce. Anche questo fatto che deve garantire – e qui parliamo di lavoro, oltre che di mare - il lavoro sul mare deve garantire i marittimi. Era un’altra di quelle situazioni che noi pensavamo desse adito ad un risultato molto veloce. Purtroppo, il sistema Italia - ne parlavo prima con l’ufficiale della Capitaneria di Porto – è difficile trovare un colpevole, per cui una cosa così  importante sta ancora sulle scrivanie degli addetti ai lavori. Quello che conta è però che voi cominciate a capire - anche perché fra qualche anno sarete voi a dover continuare questa pratica di cercare di risolvere il problema del porto commerciale di Fiumicino - che voi dovete capire che questa è un’opera essenziale, non solo il lavoro sul mare ma anche per valorizzare la storia. Perché il valore aggiunto di questo porto è il fatto che si trova vicino a Roma e che si trova in un ambiente come quello del parco del litorale, il fatto che ha degli approdi e che saranno dedicati ad una pesca storica e, ultimo fatto, importantissimo, che sarà visitato, se ci saranno approdi crocieristici, da un’infinità di persone per un aumento di attività e di lavoro per tutti. Grazie.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie al Dottor Melchiorri. So che l’Assessore Graux ha una comunicazione per noi, quindi passerei la parola all’Assessore.

 

- Massimiliano Graux, Assessore al Personale del Comune di Fiumicino

Principalmente un saluto da parte del Sindaco Canapini, che non è potuto intervenire alla nostra riunione, perché il Consiglio Comunale, da dove io vengo, si sta dilungando, e quindi manda i saluti a tutti quanti, alle Associazioni e……. io………

 

Suoni di fondo (I ragazzi si alzano per andarsene)

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Io chiederei ai ragazzi se possono….. siamo quasi alla conclusione dei lavori, abbiamo la replica del Presidente Lion, quindi, se potete aspettare una decina di minuti… credo che sia importante…

 

- Massimiliano Graux, Assessore al Personale del Comune di Fiumicino

Sì, per lasciare i ragazzi ancora un po’ qui con noi, cedo subito la parola……

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Credo che sia importante, è solo un po’, poi noi potremmo continuare a dibattere e ad analizzare il problema, però siccome stamattina avete sentito tante cose sulla pesca, sull’ambiente… L’onorevole Lion, oltre ad essere il Presidente della Commissione Agricoltura e quindi lavorare tutti i giorni con i problemi della pesca, la sua storia personale è quella di un ambientalista che per venticinque anni lo ha visto occuparsi direttamente amministrando l’ambiente, poi, della sua regione in particolare, che sono le Marche. On. Lion, che cosa bisogna fare per salvaguardare l’ambiente, creare occupazione, fare sì che i pesci non finiscano nel mare e che i ragazzi trovino anche interessante pensare e lavorare per il mare e nel mare.

 

- On. Marco Lion, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati

Grazie. Non voglio tediarvi perché penso che voi, all’una e un quarto, l’una e mezza, vogliate stare a casa, quindi non sarò lunghissimo. Quello che voglio aggiungere a quanto è stato già ricordato sono alcune considerazioni di tipo personale. Anch’io vengo da una città che ha un porto-canale e che vive sul mare, e posso capire i problemi che sono stati riportati quest’oggi. Voglio aggiungere però altri elementi alla discussione che c’è stata stamattina, nel senso che effettivamente il mare può essere collegato sia alla pesca, e abbiamo parlato anche di pesca, sia ai trasporti, magari non ne abbiamo parlato molto, sia al turismo, di cui abbiamo invece parlato. Diciamo che Fiumicino racchiude in sé tutte e prende queste condizioni su cui il mare vive. Però, certamente, possiamo pure dire che siamo in un momento molto particolare della storia, non nostra, ma addirittura dell’umanità. Sta accadendo qualcosa anche di molto grave, che può sicuramente cambiare la nostra vita e può cambiare anche la condizione di vita, qui, di Fiumicino per alcune semplici ragioni. Faccio presente che, fino alla fine del milleottocento, non esisteva una cultura del mare. Nel senso che non esisteva una cultura turistica legata al mare. Il mare era considerato un luogo, diciamo di perdizione, perché i marinai erano considerati dei pazzi, perché conducevano obiettivamente una vita durissima, pericolosissima. Quindi, secondo la cultura predominante, solamente chi aveva una sorta di follia poteva scegliere di fare il marinaio, sia andando a pesca che navigando. Il mare era un luogo pericoloso e ciò ha determinato che in Italia non si avesse una cultura del mare. Noi avevamo paura del mare. Se noi pensiamo solo alla Sardegna… In Sardegna la cultura marinaresca è recentissima, ad esempio, la cultura economica era legata alla terra non al mare. C’era la paura del mare, perché da esso venivano i pericoli, che qua sono stati rappresentati anche dalle varie torri che via via nei secoli sono state costruite qua, a Fiumicino. Pericoli di altre popolazioni che non sempre erano amichevoli, anzi, decisamente ostili. Era un luogo dove, addirittura, come nella mia regione, venivano inviate le persone non gradite. Voglio ricordare un’ordinanza del Vescovo di Fano, che ordinava alle prostitute di abitare in riva al mare. Lì dovevano stare le persone emarginate dalla città. E questo fino al 1890, quindi non duemila anni fa! Io ho conosciuto una persona della mia città che era figlio di un marinaio che era stato rapito dai pirati saraceni e fatto schiavo. Non si parla di secoli addietro. Questa era quindi la condizione del mare e questa un po’ ce la riportiamo: non c’è una cultura del mare da noi, non c’è una cultura positiva del mare. Però, nel giro di pochissimo tempo, si parla di circa cinquanta anni, in Italia il mare è diventato una delle prime risorse economiche del nostro Paese tramite il turismo, quindi grazie al fatto che in estate la gran parte degli italiani si reca al mare, e quindi è cambiato l’approccio con esso in maniera positiva. E questo approccio, inizialmente positivo, ha portato poi ad un’eccessiva frequentazione e ad uno sfruttamento eccessivo del mare, al punto da aver profondamente mutato le nostre coste, danneggiandole, al punto da arrecare problemi ingovernabili per la corretta gestione del nostro territorio. Tuttavia oggi qualcosa sta cambiando, perché sapete tutti che vi sono questi mutamenti climatici che stanno profondamente cambiando la nostra esistenza, non solamente perché magari questo inverno è meno inverno degli ultimi centocinquanta anni a questa parte, ma anche perché, se non ci mettiamo seriamente a lavorare per mutare il nostro stile di produrre e di vivere, avremo, rispetto a qualche anno fa, si parlava di cento duecento anni, oggi, forse la cosa è molto più ravvicinata, e quindi voi forse vedrete anche gli effetti direttamente, si parla di un innalzamento del livello del mare. Allora lì non serviranno né ripascimenti, né quantaltro. Qualcuno già a livello europeo e a livello mondiale sta ragionando sull’opportunità di spostare le città, si diceva prima che il cinquanta per cento della popolazione europea sta a cinquanta chilometri dal mare. Dicevo si sta pensando già di spostare le città verso l’interno. Si sta ragionando su di uno scenario che, magari personalmente, per quanto riguarda la vita di un uomo, non è immediatamente percepibile, però per quanto riguarda la vita di uno Stato è un ragionamento che va fatto. Allora dico questo, non per fare del catastrofismo, ma per essere cosciente su ciò che potrà avvenire e per riuscire a cambiare qualcosa, affinché tutto questo non avvenga. Ora ciò per quanto riguarda l’ambiente, mentre per quanto riguarda chi lavora nel campo del mare, quindi penso ai pescatori nel comparto della pesca e penso quindi anche al ruolo che ho io a livello parlamentare e a livello di istituzioni. Con rispetto a quello che veniva detto prima, ovvero che il mare è stato forse emarginato all’interno della stessa struttura del Governo, c’è una novità che questo governo ha portato. Il Ministero dell’Ambiente non è più il Ministero dell’Ambiente ma il Ministero dell’Ambiente e del Mare. Non è cosa da poco. Nel senso che si è voluto finalmente anche individuare questa grossa ed importante realtà per il nostro Paese, che merita una salvaguardia ed una tutela ed una condizione di sviluppo che sia sostenibile, perché il mare è sicuramente vulnerabile. Io nella scorsa legislatura ho presentato una proposta di legge che, per fortuna, è passata, che ha proibito l’attracco nei nostri porti delle cosiddette navi monoscafo, ovvero quelle che hanno causato danni rilevanti, non nelle nostre coste, ma in altri paesi. Oggi in Italia non è più possibile fare attraccare queste navi ai nostri porti. E’ un fatto importante, però, e non nascondiamoci con un dito, e penso al mare Adriatico: da noi è vietato e nell’ex-Iugoslavia no. Quindi queste navi continuano comunque ad attraversare i nostri mari, quindi voi capite che il mare necessita anche di uno sforzo, non solo nazionale, ma di più paesi, perché si raggiungano insieme determinati risultati. Ed il nostro mare, il Mare Mediterraneo, è, essendo addirittura la culla della civiltà, perché il mediterraneo è stato l’autostrada che ha consentito alla civiltà di espandersi al suo interno, un mare chiuso, importante sia dal punto delle comunicazioni e della cultura che della pesca, perché il suo essere morfologicamente chiuso, così come l’Adriatico, ha una fauna ittica molto più ricca di altri mari del mondo. In linea generale, bisogna tenere conto che la pesca, considerata a livello planetario è considerata un’attività economica a rischio, perché se si continuasse a sfruttarla con gli stessi sistemi impiegati sino a pochi anni fa, noi fra qualche decennio non avremmo più pesce, non solo nel Mediterraneo, ma in tutto il mondo. Perché il carico di pesca, lo sforzo di pesca, è stato oggettivamente fortissimo. A livello nazionale, anche grazie alle associazioni dei pescatori, ci si è, diciamo tra virgolette, autoregolamentati, sono state fatte leggi sia nazionali e sono stati dati indirizzi comunitari che hanno ridotto questo pericolo delle estinzioni delle specie del pesce a livello locale. Certo molto c’è da fare e comprendo che sicuramente da Bruxelles non si percepisce la specificità italiana, ed è vero, ed è vero anche che sono anni che il comparto della pesca non riceve da parte dal governo la giusta attenzione e annuncio qui il fatto che stiamo lavorando in Commissione per inserire una legge che c’è stata impostata dal Governo o alcune norme specifiche sulla pesca. Perché, anche l’ultima finanziaria, seppure prevedendo alcune norme riguardo alla pesca, devo dire, è stata abbastanza avara in questo settore. Non è una considerazione solamente mia, è una considerazione di tutti i rappresentanti politici della nostra Commissione e dello stesso Ministro, quindi su questo noi intendiamo lavorare, perché teniamo molto a questo settore che fa la differenza per noi italiani. Certe specie e certa qualità di pesce li troviamo solamente in Italia, li troviamo qua sul Tirreno, li troviamo nell’Adriatico, e questo è un valore aggiunto, che noi possiamo mettere sulle nostre tavole sempre, e con questo noi possiamo sicuramente dare un’immagine forte al nostro Paese. Si è detto all’inizio di una mancanza di DOP di alimenti legati al pesce di origine protetta, che è una denominazione data dall’Europa. E questo è un lavoro che va assolutamente fatto, quindi, come citavi tu, le varie specialità che esistono in Italia non devono essere relegate solamente al buongustaio locale ma vanno fatte conoscere. Questo è un lavoro che le associazioni, il Ministero ed alcune benemerite manifestazioni come “Vivere il Mare”, “Marinando” e quant’altro stanno esportando in giro per le scuole, sia un percorso positivo che vada seguito che vada aiutato. Noi intendiamo naturalmente lavorare su questo. la nostra commissione è sempre aperta ai rappresentanti e a chi opera nel mare. Abbiamo avuto delle audizioni con le varie associazioni della pesca poche settimane fa, noi intendiamo continuare ad avere le porte aperte al pescatore ed ai loro problemi. E con questo la faccio finita qua e vi ringrazio per l’attenzione.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie onorevole Lion e grazie ai ragazzi che, con pazienza e spero anche con interesse, ci hanno seguito. Tra l’altro, sono personalmente curioso di leggere gli articoli che farete per Young Reporters e progetto Ecoschool. Vi ringrazio. E chiedo ai partecipanti di avere ancora qualche attimo di pazienza, anche se la platea, dato l’orario, si è letteralmente svuotata. C’era una domanda dal pubblico, se non sbaglio...

 

- Sig. Russo, partecipante dalla platea

Buongiorno. Mi chiamo Russo e volevo porre una domanda. Qui si è parlato di tutto ma non si è parlato dell’inserimento dei giovani nel comparto della pesca. In fin dei conti io alcuni anni fa… io partecipai ad un’analoga riunione a Santa Marinella e feci presente che, su quattordici imbarcazioni che c’erano, il novanta per cento del personale aveva superato i quaranta anni. Chi avrebbe sostituito questi quarantenni al momento che questi fossero andati in pensione, visto che di giovani inseriti non ce n’erano?

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Chi vuole rispondere?

 

- On. Marco Lion, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati

Faccio una battuta. Guardi che in campo agricolo è anche peggio. Nel senso che in molte terre italiane sono ormai molti anni che ricambio non ce n’è. No, no ma dico che per la pesca è uguale, sono pienamente d’accordo con lei. Tra l’altro oltre al problema delle nuove generazioni c’è in Italia un altro problema, che gran parte delle maestranze, non conosco con esattezza la situazione del Lazio, ma in alcune regioni italiane non sono neanche italiane, sono extracomunitarie.

 

- Sig. Russo, partecipante dalla platea

Io, infatti, che sono di Trapani, là il cinquanta per cento dei pescatori di Mazara sono Marocchini, Tunisini, eccetera.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Quali sono allora le politiche per incentivare i giovani ad intraprendere il mestiere di pescatore?

 

- Armando Pavia, Responsabile Regionale Lazio FEDERPESCA

Io volevo rispondere alla domanda del signor Russo. Per andare… per attrarre i giovani al mare, ci vogliono delle precondizioni. La prima precondizione è quella economica. Quando uno chiede ad una persona: “vuoi venire a lavorare con me?” La prima cosa che risponde è: “quanto mi dai?” In mare esiste invece la parte. Allora la parte, anche se in alcune nicchie come questa di qui, come quella di Anzio, come magari quella di Terracina, c’è un discorso che alla parte dà un minimo garantito, un ics, che è abbastanza elevato. Invece per quelli della sua ex provincia, quelli di Mazara del Vallo, la parte è una parte. Allora, per attrarre queste persone, bisogna agire su due fronti. Il primo elemento è all’imprenditore, che dovrebbe avere, almeno questo è ciò che pensiamo noi, ovvero la cosiddetta pesca industriale, noi riteniamo che l’armatore che mette a disposizione oggi come oggi una barca nuova, attrezzata, che possa essere sicura per il lavoro, sicura nel senso statico, ci vogliono più o meno due milioni e mezzo tre milioni di euro, quindi chi fa questo investimento si aspetta anche un ritorno, e quindi noi prevediamo e proponiamo, in realtà è da qualche decennio che diciamo che ci vorrebbe un minimo di giorni, che ogni singola impresa poi spalma anche per andare in mare facendo anche dei discorsi di associazione di formazione, per evitare anche di andare in mare tutti insieme, per valorizzare anche il prodotto. Poi ci sono tutta una serie di precondizioni. Un’altra precondizione è quella dell’ammortizzatore sociale. In senso che, se uno durante il periodo che non pesca per vari motivi, come il cattivo tempo, legati quindi a fattori straordinari, avversi, dovrebbe avere, almeno per un certo periodo, una cassa integrazione.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie, c’era Arciprete, che voleva intervenire, poi c’è anche Venneri e non so se anche Cammarata.

 

- Roberto Arciprete, Vice-Presidente Nazionale e Responsabile Regionale Lazio AGCI AGRITAL

Io, semplicemente, integrazione parziale. Le condizioni, sostanzialmente, ricadono sicuramente sull’organizzazione del lavoro. E qui credo che lo Stato non vada incontro al settore. Mi spiego meglio: un armatore che vuole avviare al lavoro di pescatore un giovane, fino a poco tempo fa era possibile. In altri settori economici di lavoro in Italia sono previsti sgravi fiscali, previdenze assistite, e quant’altro, proprio perché, e una volta si chiamava apprendistato, se non ricordo male, nella pesca mi pare che non esistano più. Questo già pone l’armatore, il proprietario dell’imbarcazione, o almeno colui il quale conduce l’impresa,  è un conto avere delle maestranze più che specializzate, il signore citava Mazara, quindi tunisini, magrebini, che sono delle ottime maestranze, diversamente chi si deve fare, tra virgolette, le ossa su di un’imbarcazione, beh, un armatore non è che abbia tempo da perdere, come il barbiere una volta. Comunque al mare ci si va per lavorare e qualcuno dovrebbe formare il personale, collocarlo, in un ambito sempre relativo al mondo del lavoro con previdenze e fiscalità particolari. Un altro aspetto è sicuramente quello culturale, perché il pescatore ancora oggi, nonostante noi lo conosciamo, magari i pescatori come il signore forse, non so se il signore è stato un pescatore…

 

- Sig. Russo, partecipante dalla platea

Io no, mio nonno…

 

- Roberto Arciprete, Vice-Presidente Nazionale e Responsabile Regionale Lazio AGCI AGRITAL

Beh allora parliamo di situazioni che sono oggi sicuramente molto molto cambiate, ma non a sufficienza ancora, per far ambire ad un giovane di scegliere di fare il pescatore, poi sicuramente ci saranno altri fattori. Uno non se ne rende conto ma la pesca poi è contingentata. Nel senso che poi l’occupazione è comunque ferma per certi aspetti, anche perché la possibilità di andare a pesca è limitata. Oggi le concessioni per la pesca sono ferme da moltissimo tempo, quindi c’è anche un fatto strutturale nella mancanza di espansione della maestranza. E poi credo che la pesca debba, nonostante abbia fatto dei passi avanti, crescere ancora. Fermo restando che, comunque, un’impresa per rimanere in piedi deve avere una sua redditività. Io ho sentito dire che comunque lo sforzo di pesca è aumentato, intanto diciamo che lo sforzo di pesca è la combinazione di più fattori, quindi è  diminuita la capacità di pesca ma è aumentato lo sforzo di pesca in attività. Neanche questo è tanto vero. In buona sostanza io credo che la pesca vada rivisitata, rivista, riletta. È un settore, ahimè, purtroppo sempre più marginalizzato, quando invece ha ben detto l’onorevole, se ho ben capito, è sicuramente uno dei pochissimi settori che può fare la differenza. Mi verrebbe da fare una battuta… sicuramente l’attività di pesca giornaliera è quella che poi contraddistingue la marineria totale italiana. Io ricordo un dato semplicissimo: circa il settantasette per cento del  naviglio  professionale in Italia è appunto di piccola pesca. In altre parole, se tutti potessero lanciare il prodotto pesca, così come viene pescato, io penso che questo sarebbe la maggior garanzia per certi aspetti.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie. Cammarata e Venneri. Andiamo per ordine. Un quota rosa nel settore pesca. E’ già significativo che ci sia una donna al tavolo!

 

- Barbara Cammarata, Rappresentante UNCIPESCA

Il dottore Arciprete ha anticipato ciò che io volevo dire. Premetto, scusate, io siedo al posto del Dottore Amico di Unci Pesca, che non è potuto venire, e volevo aggiungere una cosa, che è oggigiorno problematico il mondo del lavoro, l’occupazione di per sé, a prescindere dei vari settori. Quasi una situazione di stallo in tutti i campi. Ma nella pesca è ancora più difficile, perché c’è un problema di cultura. Inoltre, nel momento in cui un giovane cerca lavoro, la prima cosa che cerca è lo stipendio. È un minimo da avere. Ma le generazioni di oggi sono profondamente diverse, ma anche dalla mia. Internet, queste iniziative, “Marinando”, “Vivere il Mare”, una partecipazione attiva potrebbero essere prese superficialmente ma in realtà non lo sono. Io personalmente mi sono resa conto di come ci possa essere un coinvolgimento dei giovani nella conoscenza del mare, quindi penso che bisogna incentivare. Non dimentichiamoci che ci sono pure altre forme di attività, come la pescaturismo, l’ittiturismo e che, se promosse adeguatamente, comunque portano ad una conoscenza ed ad un vissuto nell’ambiente mare. Sì, sono sempre le stesse parole, ma il problema esiste e bisogna trovare delle soluzioni. Noi, unitamente alle istituzioni, unitamente a chi fa culturalizzazione, ci stiamo impegnando in ciò.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie Barbara Cammarata, Volevo passare la parola a Sebastiano Venneri.

 

- Sebastiano Venneri, Responsabile nazionale mare di Legambiente

Sempre per continuare questo parallelo fra agricoltura e pesca. In realtà in agricoltura non è esattamente allo stesso modo che nel settore della pesca. Per lo meno quando parliamo di agricoltura nei parchi, i dati – le cifre non me le ricordo – però sono dati della Coldiretti, quindi non di un’associazione ambientalista, è che le aziende agricole nelle aree protette sono aumentate. E sono aumentati i giovani nelle imprese agricole e questi giovani sono laureati più dei non laureati e le imprese agricole sono più biologiche che quelle tradizionali. Quindi, in sostanza, dove c’è qualità, i giovani aumentano, crescono. Perché hanno prospettive diverse rispetto all’agricoltura tradizionale. Ciò mi fa insistere, a parte che ci sono pesche e pesche… conosco giovani che lavoravano in banca ed hanno preferito occuparsi di pesca al tonno, piuttosto che di attività di gran lunga più redditizie. Ma in realtà non tutto nel mondo della pesca è simile alla pesca al tonno. Stiamo parlando evidentemente di un settore molto di nicchia. Ciò che a noi interessa è il grosso del settore e credo che quando si imposta un discorso di qualità ai giovani e che coniuga anche questa pesca con momenti di modernità molto avanzata, io credo che i giovani rispondano.

 

- Marco Gisotti, direttore del mensile Modus Vivendi

Grazie a Sebastiano Venneri! Penso che dobbiamo prendere atto che quando cominciano essere più numerosi i relatori al tavolo, che i pesci nella platea… consentitemi un’espressione così, forse vuol dire che siamo andati oltre, forse la discussione ci appassiona. Venneri ha citato una serie di dati sui quali dobbiamo riflettere e con i quali possiamo concludere questa giornata, rinviando il discorso tutto ad un prossimo appuntamento sul tema.