FABIO MASSIMO AMOROSO
Dottore in lettere e giornalista professionista di Monza, si dedica per diletto personale alla letteratura, componendo gradevolissime poesie e scrivendo novelle che hanno riscosso il consenso della critica a concorsi letterari.
L'acchiapparicordi
Ho intervistato l’Acchiapparicordi.
Ha naso affilato e occhi incavati,
fronte rugosa e mani nodose.
Indossa un cappello da esploratore
e fende l'aria brandendo un retino
non per cacciare preziose farfalle,
ma per ghermire ricordi smarriti.
Dice che al mondo non ha più colleghi
e il color bianco dei radi capelli
lascia intuire che breve sia il tempo
che lo separa dal pensionamento.
“Quando scorgo un ricordo che sfugge”
rivela lento, con voce profonda
“prima l'acchiappo col mio retino,
poi lo consegno a chi l'ha perduto
che, se decide di non accettarlo,
nel mare d’oblio può sempre gettarlo.
Ogni ricordo ha diversa importanza:
sempre si gettano quelli più futili
e si conservano quelli più cari
che, se son degni d'avere futuro,
allora ai posteri son tramandati,
com’è accaduto al pastore di Canaan
la cui rimembranza, dopo millenni,
presenta ancora contorni brillanti
perché ricordato origine e padre
di popoli illustri, oggi abbondanti.
Infine, c’è un luogo in ognuno di noi
dove i ricordi di vita vissuta
viviamo di nuovo e sembrano veri
e sto parlando del mondo dei sogni...”.
L'ascolto rapito, avrei molte domande,
lui però tace e mi fissa un istante,
poi mi sorprende levandosi in piedi,
quindi scompare agitando il retino.
E appare distante chi era vicino.